GRUPPO ECOLOGISTA CULTURALE DRUIDICO DI ALESSANDRIA


venerdì 28 febbraio 2014

Druidi e reincarnazione.

“A voi solo è dato sapere la verità sugli dei e sulle divinità del cielo... Vostra dimora sono le macchie più riposte delle foreste più remote. Voi insegnate che le anime non cadono nelle silenti sedi dell’erebo o nei pallidi regni del sotterraneo Dite, ma che lo spirito passa a reggere altre membra in un altro mondo: la morte, se è vero ciò che insegnate, è il punto intermedio di una lunga esistenza”.
Lucano Pharsalia I, 450-458



A parte qualche scrittore moderno come Jean Markale che si dice contrario al fatto che i Druidi credessero nella reincarnazione, probabilmente a causa del fatto che essa fosse inaccettabile per il contesto cristiano in cui viveva, direi che la "metempsicosi" come andrebbe chiamata veramente, sia una di quelle credenze sulle quali si fondano le nostre conoscienze sui Druidi. Esistono infatti tutta una serie di testimonianze antiche dirette o di poco successive (e quindi le più autorevoli) sul fatto che i celti pensassero che sarebbero tornati sulla terra dopo la morte come uomini, come animali o addirittura come alberi o oggetti. Del resto gli autori classici ci fanno notare più volte come il credo druidico fosse vicino alla dottrina Pitagorica e oggi sappiamo quante fossero le similitudini con i bramini dell'india.

Prima di tutto ricordiamo Giulio Cesare che è la fonte diretta principale per quanto riguarda la società celtica d'oltralpe e con i Druidi ebbe contatti lunghi e diretti: fu infatti amico personale di Diviziaco (Divitiac o Diviciac) Druido della tribù degli Edui e che nel De bello gallico VI, 14 scrive:

"In primo luogo i Druidi vogliono persuadere che l'anima non muore, ma dopo la morte passa in altri: questo dovrebbe essere soprattutto uno sprone al valore, visto che il timore della morte viene abbandonato".

Diodoro Siculo, anch'egli contemporaneo dei Druidi scrive nel suo Historiare V, 28, 6:

"La dottrina pitagorica prevale tra i Galli, e insegna che le anime degli uomini sono immortali e che dopo un certo numero di anni tornano a vivere, quando un’anima si incarna in un altro corpo."

Abbiamo poi Strabone che nel Geographica (IV, 4, 197, 4) dice:

"Comunque non solo i druidi, ma anche altri, ritengono che le anime degli uomini, e l’universo, siano incorruttibili, sebbene il fuoco e l’acqua prevarranno prima o poi su di loro".

Ammiano Marcellino torna sulla dottrina Pitagorica e nel Rerum Gestarum XV, 9, 8 dice:

"I druidi, infine, uomini di maggior talento, si riunivano in sodalizi sotto il segno della dottrina pitagorica, eletti ad indagare le questioni occulte e profonde; sprezzanti verso le cose terrene, pensavano che le anime fossero immortali."

Ma non è finita. Pomponio Mela nel De Situ Orbis III, 2, 18-19 torna sulla critica ai druidi che impongono ai guerrieri la loro dottrina, dal suo punto di vista incredibile, dicendo:

"Uno dei loro precetti è stato reso di pubblico, evidentemente per spingere la popolazione al combattimento. Che le anime sono immortali e che esiste una seconda vita nel regno dell’Oltretomba. Questa è la ragione per cui bruciano e seppelliscono con i loro morti le cose di cui avevano bisogno da vivi. Una volta rimandavano alla seconda vita anche la conclusione degli affari e la riscossione dei crediti. E vi era anche che si gettava spontaneamente sulle pire dei propri defunti, per dividere con loro la nuova vita."

E ancora Lucano nel Farsalia I, 450-58 scrive ancora più chiaramente:

"Secondo quanto voi sostenete, le ombre non scendono nelle silenziose sedi dell’Erebo e nei pallidi domini del profondo Dite: il medesimo spirito governa il nostro corpo in un altro mondo; se voi esprimete cose di cui siete ben sicuri, la morte rappresenta il punto mediano di una lunga vita"

Passiamo adesso ad alcune testimonianze mitologiche, la prima delle quali ci viene dai Greci che ci parlano dalle popolazioni celtiche nostrane, i Liguri. Il mito di Cicnu si perde nella notte dei tempi, ma Esiodo tra il VII e il VIII secolo a.C. lo colloca tra gli Iperborei, sul fiume Eridana (identificato oggi con il Po). Verso il III secolo invece Cicnu viene definitivamente attestato nel mito come Re dei Liguri. Pausania a tel proposito ci racconta:

«La notte prima che Platone diventasse suo discepolo, Socrate vide in sogno un cigno volargli nel grembo; l'uccello chiamato cigno ha fama di doti musicali. Si narra infatti che Cicno, un musico, regnasse sui Liguri al di là dell'Eridano, oltre la terra dei Celti, e dicono che, dopo morto, per volere di Apollo egli sia stato trasformato in uccello.»
(Pausania, 1, 30, 3.[7])


Interessante anche che in questo mito i Liguri venissero messi più a Nord dei Celti, probabilmente per il fatto che i greci chiamavano Celti (un po' come facciamo ancora noi oggi) le popolazioni transalpine che vivevano nell'attuale Emilia-Romagna.

Proseguendo con il mito, finiamo con il libro di Taliesin, poeta gallese vissuto tra il 533 a il 599 circa, ma messo per iscritto forse secoli dopo tra i cui versi troviamo:

“Ho vissuto attraverso la Vita in molte forme, 
più di quante io possa realmente ricordare. 
Sono stato uomo e bestia, mare e cielo.

Ho rivestito una moltitudine di aspetti 
prima di acquisire questa mia forma, 
Sono morto e rinato molte volte, me ne ricordo chiaramente. 

Sono stato goccia di pioggia nell'aria, 
sono stato una stella splendente, 
sono stato parola fra le lettere 
sono stato luce della lampada, per un anno e mezzo. 

Sono stato strada, sono stato aquila, 
Sono stato l'effervescenza della birra. 
Nell'acquazzone sono stato goccia. 
spada nella mano. 
corda dell'arpa degli incantesimi, […] nove anni. 
Nell'acqua sono stato la schiuma; 
ferro di cavallo nel fuoco, albero fra gli arbusti 
Non vi è nulla di cui non sia stato parte".

LINK:
Druidismo e Pitagorismo da BIBRAX http://www.bibrax.org/celti_druidismo/druidismo_pitagorismo.htm
OBOD Reincarnation and Karma (eng) http://www.druidry.org/library/miscellaneous/reincarnation-and-karma

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