GRUPPO ECOLOGISTA CULTURALE DRUIDICO DI ALESSANDRIA


giovedì 31 maggio 2018

I PRINCIPI DEL DRUIDISMO - capitolo 2

secondo capitolo del libro:
I PRINCIPI DEL DRUIDISMO
di Emma Restall Orr


2


Cominciamo il nostro viaggio fermandoci, mentre imbocchiamo il sentiero, e osservando il paesaggio da cui emerge tale sentiero.

IL SENTIERO TORTUOSO

Non è possibile vedere il sentiero come unico percorso ininterrotto fino al lontano orizzonte. Potremmo credere, o avere la sensazione, che il sentiero della tradizione non sia spezzato, ma il suo andamento non è costantemente chiaro. Vi sono gruppi di druidi che custodiscono testimonianze che fanno risalire la tradizione all'inizio dei tempi, ma in genere si intende che queste non siano tanto fatti storici quanto racconti che guidano l'allievo più in profondità nell”esperienza mistica della sua fede. Così il sentiero che vediamo si incurva sottraendosi alla vista e ricomparendo altrove prima di scomparire di nuovo. In alcuni punti sembrano esserci due o tre sentieri distinti, poi nessuno.
Per coloro che entrano in un'antica tradizione con grande entusiasmo legato alla convinzione che vi sia una linea forte e continua dal druidismo antico all'epoca attuale, trovarsi di fronte a un sentiero spezzato può avere un effetto di disincanto. Eppure il druidismo esiste come tradizione crescente. Come può essere?

Osservando il sentiero, considerate quanto sia per voi importante la questione della continuità. Vi sembra necessario per la vostra dedizione al viaggio sapere che la tradizione ha una storia documentata? Perché?

LE FONTI

Per alcuni druidi moderni, la ricerca di fonti della tradizione è una parte importante della propria avventura spirituale. Tuttavia, a mano a mano che emergono nuove informazioni (sia dal mondo accademico che dalla terra stessa), i fatti divengono meno chiari. I veli romantici che sono stati stesi sulle incertezze negli ultimi 200-300 anni stanno venendo via, rivelando con grande evidenza delle lacune. Dalla preistoria non vi sono praticamente testimonianze che possano consentirci di ricostruire le pratiche spirituali delle isole britanniche. Malgrado l'abbondanza di siti del neolitico e
dell'età del bronzo sparsi sul territorio, non vi è nulla di tale periodo che offra vera chiarezza in termini di divinità adorate o cerimonie celebrate. Con la diffusione della cultura dell°età del ferro in tutta Europa troviamo qualcosa di più, anche se, in confronto all'Europa continentale, nelle isole britanniche non vi è ancora quasi nulla su cui basarsi. Soltanto con l'arrivo dei romani alla meta del I secolo a.C. emerge un quadro più chiaro riguardo alle religioni di questi territori. Tuttavia, poiché il druidismo è stato a lungo collegato alla cultura celtica, le fonti classiche tendono a essere trascurate in favore della letteratura medievale irlandese e gallese. Per alcuni druidi l'opera degli studiosi settecenteschi e ottocenteschi, a sua volta fatta risalire a molte radici differenti, è sufficiente come fonte della pratica moderna. Allo stesso modo, per molti oggi l'interpretazione del druidismo trova la sua fonte nell'opera di scrittori e ricercatori moderni che hanno creato una tradizione nel loro stile panicolare. Però il druidismo non si basa necessariamente su alcuna di queste fonti. In quanto spiritualità profondamente radicata nel territorio, si è evoluto attraverso le esigenze del territorio stesso e della popolazione che ci abita, modificandosi, adattandosi, equilibrandosi proprio come fa il nostro ambiente. Il druidismo del 420 a.C., quando la cultura della lavorazione del ferro si stava diffondendo in Britannia, senza dubbio era molto diverso da quello del 580 d.C., quando il bardo Taliesin scriveva le prime poesie, e le battaglie tribali fra i sassoni e i britanni erano feroci. Trascorsi altri 1200 anni, il territorio, la cultura sono di nuovo molto diversi, con la nascita di un'identità celtica romantica e con la rivoluzione industriale «a tutto vapore». Osservando il paesaggio e vari tratti di sentiero alla ricerca della natura di questa tradizione, ciò che sembra rivestire particolare importanza non è la continuità bensì i colori, i dettagli e le immagini che ci saltano all`occhio.

LE TRACCE PIU' ANTICHE

Le immagini più antiche risalgono a un'epoca in cui il clima della Britannia si faceva gradatamente più caldo e aveva inizio il periodo che chiamiamo neolitico. Qui si riscontrano le prime testimonianze di una pratica spirituale. Le tombe a corridoio del neolitico, sepolcri con camere mortuarie e corridoi risalenti anche al 4400 a.C., sono oggi considerate i più antichi monumenti di costruzione umana sulla terra. Sebbene ne esistano ancora a migliaia in tutta l'Europa occidentale, ciascuno di essi è sufficientemente diverso da scoraggiare ogni tentativo di individuare delle costanti. Ciascuno venne usato nell'arco di molte centinaia di anni, con la collocazione delle ossa ripulite dei morti nella tomba, ma quanto ai riti che accompagnavano questo compito abbiamo scarsi indizi. I corpi, uomini, donne e bambini di tutte le età, venivano scarnificati in mezza dozzina di modi diversi, perfino quelli posti nello stesso tumulo, con metodi che andavano dall'uso del fuoco a quello degli uccelli necrofagi. La zona davanti all°ingresso del tumulo era un luogo di rito, ma cosa venisse fatto e da chi possiamo ricercarlo solamente all'interno della nostra memoria dell'anima. Chiunque fossero i sacerdoti, gli elementi con cui avevano a che fare apparivano dawero potenti. L'energia di queste tombe è ricca, oscura, terrena, nata da un”epoca con poche certezze
quando il mondo era vasto e la natura selvaggia e famelica. Possiamo immaginare di più: che il linguaggio fosse grossolano, le malattie fatali e profondamente temute, l'aria densa di odori e ravvivata da colori, il nostro organismo affidato in maniera cruciale all'istinto per la sopravvivenza. Ogni grado di comprensione dei misteri delle stelle, delle stagioni e delle maree, delle costanti di crescita, dei movimenti delle mandrie selvatiche, della nascita e della morte sarebbe stato profondamente venerato. Coloro che possedevano la conoscenza, per quanto lacunosa o superstiziosa, erano riveriti e temuti.

Trovate il tempo di visitare un ,antica tomba a corridoio. Se non ve ne sono di accessibili, recatevi lì con la fantasia. In un modo o nell 'altro assicuratevi di portare con voi un 'offerta per gli spiriti, gli antenati, i loro dei e i guardiani del luogo. Ricordate che le offerte devono essere rapidamente biodegradabili o commestibili per la fauna locale; I 'ideale è che non ne rimanga alcuna traccia dopo appena qualche giorno. Prima di avvicinarvi alla tomba, sedetevi in tranquillità e rilassatevi, calmandovi al punto di essere in grado di ascoltare. Quindi, tranquillamente e con rispetto, andate fino alla tomba. Camminare attorno al sepolcro, per tutta la sua lunghezza, mantenendovi rilassati, ascoltando. Trascorrete un po' di tempo nella zona davanti all 'ingresso e lasciate vagare la mente,
immaginando cosa potrebbe essere successo lì. Quale sarebbe stato il ruolo del sacerdote? Se la tomba è aperta, quando siete pronti e lo desiderate, entrate nel corridoio. Che cosa provate?
Lasciate la vostra offerta, in pace e con gratitudine. Nell'allontanarvi da quel luogo, fatelo consciamente, staccandovi con rispetto dalla sua energia.

Il clima continuò a farsi più caldo. Nell'arco dei successivi 1500 anni i nostri antenati cominciarono a sviluppare una comprensione dell'agricoltura, abbattendo gli alberi per creare i campi, lavorandoli con diverse coltivazioni. Con la stabilità dell'agricoltura la popolazione cominciò ad aumentare e a diffondersi. Attorno al 3200 a.C. il clima era ormai quasi mediterraneo. Ma proprio in quel periodo qualcosa cambiò e seguirono
circa duecento anni di tremendi sovvertimenti che, a quanto pare, furono causati da violenti conflitti tribali. I terrapieni circolari con fossato che un tempo erano considerati fortificazioni collinari della tarda età del ferro vengono ora fatti risalire a questo periodo di instabilità. Le antiche tombe a corridoio in quasi tutta l°isola furono accuratamente chiuse, utilizzando pietre massicce e inamovibili, forse per sigillare all'interno la potenza degli antichi spiriti ancestrali, forse per assicurare che non venissero disturbati, forse per paura. In Irlanda e nei territori nordoccidentali della Gran Bretagna si costruirono nuovi sepolcri sopra alcune antiche tombe a corridoio, creando strutture sviluppate come Newgrange, il che sottintende che qui vi fosse un atteggiamento diverso nei confronti della religione più antica.
Attorno al 3000 a.C. ritornò la stabilità, ma le cose erano cambiate. Dopo un millennio e mezzo di tombe ovali o rettangolari, l'idea si era modificata, portandoci nell'era del cerchio. Le strutture a terrapieno e fossato divennero' comuni, e molte si svilupparono in cerchi di pali di legno e successivamente di pietre. Alcuni di questi sono i sopravvissuti o sono stati ricreati, come l'enorme anello di Avebury nello Wiltshire o il più piccolo e oscuro cerchio dei Rollrights nell'Oxfordshire. In tutto questo periodo inoltre si costruirono tombe circolari, ciascuna per una sola persona, senza dubbio una figura di rilievo nella struttura sociale; le ossa venivano sepolte e la tomba veniva chiusa
per non essere più riutilizzata.
I sacerdoti di questi popoli avevano un compito molto diverso da quelli del precedente periodo neolitico. L'energia o l'atmosfera di questi siti è più lieve, più aperta; il clima era caldo e fecondo. Era un periodo di crescita e cambiamento, con nuove pressioni che nascevano in una popolazione in aumento.
Alcune di queste possono essere state espresse nella costruzione di Stonehenge, probabilmente la realizzazione più sbalorditiva del periodo. Mentre i cerchi aperti sembrano essere stati costmiti per racchiudere molte centinaia di persone, dando a tutti coloro che si riunivano lì, forse provenienti da molto lontano, la possibilità di vedere la cerimonia, a Stonehenge le cose sono molto diverse. Qui i rituali sarebbero stati difficili se non impossibili da osservare in dettaglio al di fuori dei limiti del piccolo cerchio interno. Le parti finali furono completate attorno al 2000 a.C., evidentemente da un'élìte dominante che cancellò efficacemente la pratica religiosa di tutti gli altri siti principali in un tratto significativo di territorio.

Portatevi in un cerchio antico, di persona sè a distanza accessibile, oppure con la fantasia. In un modo o nell'altro, ricordate di portare offerte appropriate. Può trattarsi di un cerchio di pietre oppure di un terrapieno con fossato o forse di un luogo in cui si trovava un cerchio di legno o di pietre ma dove ora rimane nel paesaggio soltanto una debole traccia.
Una volta lì, rilassatevi, lasciandovi andare mentre sedete presso un albero, vi sdraiate nell'erba o vagate qua e là, avvertendo il tocco della terra sotto i piedi. Lasciate che le impressioni del luogo vi penetrino nei sensi.
Quale ritenete fosse la causa del periodo di turbolenze? Quale sarebbe stato il ruolo del sacerdote nei 1500 anni dell'era dei cerchi? Quali erano le necessità della popolazione? E le necessità della terra?
Consegnate le vostre offerte, in pace e con gratitudine, prima di andarvene, staccandovi con rispetto dal luogo.

L'arrivo del bronzo sembra non aver avuto alcun impatto importante sulle pratiche spirituali delle isole britanniche, né lo ebbe l'arrivo del ferro. Fu prima che la cultura della lavorazione del ferro raggiungesse la Gran Bretagna che ebbe luogo un altro cambiamento e i cerchi vennero abbandonati attorno al 1200 a.C. La causa sembra essere stata il clima.
La temperatura aveva improvvisamente cominciato a scendere, raggiungendo il punto più basso attorno al 1000 a.C. Il cielo limpido e le notti stellate che tanto meravigliosamente si accordavano con i templi di pietre costruiti sulle brughiere e sui prati erano ormai cose del passato. Pioveva. La temperatura crollò ai livelli di quella che è oggi la Svezia meridionale, e senza alcuna chiara prevedibilità del tempo, gli allineamenti solari, lunari o stellari nei templi e nelle tombe divennero praticamente privi di importanza.
La causa di questo mutamento climatico è discussa. L'attività vulcanica in Islanda può avere aggravato il problema, ma forse più interessante per noi oggi è la questione di quanto i primi
agricoltori avessero disboscato le foreste che precedentemente coprivano il territorio. Certamente sappiamo che enormi tratti di terreno disboscato furono riconquistati dalla natura, diventando
palude, che per l'agricoltore dell'età del ferro era non soltanto inutile ma anche pericolosa.
L'attenzione spirituale si spostò dal punto del cerchio in cui il cielo terso toccava la terra alla nuova forza naturale che contrassegnava la vita della popolazione: l'acqua. Le testimonianze archeologiche ora ci rivelano la ricchezza delle lavorazioni metalliche, dei gioielli .e delle armi che venivano offerti ai fiumi, ai laghi e ai pozzi in questo periodo, quando si invocavano gli spiriti dell'acqua.

CHI ERANO I SACERDOTI DI QUESTI POPOLI?

Dopo l'epoca oscura delle tombe, seguita dal caldo dell'epoca dei cerchi, arriviamo all'epoca dell'acqua.
Questa volta fate una passeggiata fino alla fonte di acqua più grande o più vicina a casa vostra, e lì cercate di capirne l 'energia, la potenza e la presenza. Abbiate consapevolezza di tutto ciò che vi dà. Gettate nell'acqua le vostre offerte con gratitudine e rispetto.

CHI ERANO I CELTI?

Viene spesso affermato che i druidi erano i sacerdoti delle popolazioni celtiche. Se le cose stanno così, dove sono i celti nei mutevoli colori e climi delle isole britanniche?
Il termine Keltoi fu usato per la prima volta dagli storici greci del V secolo a.C. per indicare alcune delle popolazioni che vivevano a nord delle Alpi. Fu questa indicazione che gli archeologi del secolo scorso rammentarono quando scoprirono testimonianze di una cultura tribale dell`Austria dell'età del ferro. I reperti, provenienti da quasi mille tombe, furono datati attorno all'800 a.C. ed erano i più antichi manufatti, strumenti e armi in ferro a emergere dalla cultura dell°età del bronzo esistente in tutta Europa. Questa cultura che lavorava il ferro sembrava essere anche la prima a utilizzare massicciamente i cavalli in guerra. Oggetti di bronzo e figure su vasellame dell'epoca ci danno un'idea dello stile di vita, con rappresentazioni di quelli che potrebbero essere considerati musicisti, bardi, danzatori, figure sacerdotali e divinità.
La cultura si diffuse, senza dubbio in parte per via degli spostamenti naturali dei popoli che risultavano rafforzati dalle loro capacità sia in battaglia che nell'agricoltura, ma anche attraverso i commerci e la propagazione di tali capacità. Le prime tracce si ritrovano nella Britannia meridionale a partire dall'inizio del VI secolo a.C. e successivamente sembrano spostarsi lentamente
verso sud-ovest fino alla penisola iberica, verso est fino alla Turchia e verso nord in Scozia e Irlanda. Quando Giulio Cesare parlava dei Celtae, 400 anni dopo i greci, descriveva un popolo della Francia centro-meridionale. È difficile allora distinguere chi fossero i celti. La cultura celtica è semplicemente quella della popolazione europea dell'età del ferro. Quando tale cultura cominciò a penetrare in Britannia, il fulcro della pratica spirituale era costituito dagli spiriti dell'acqua che
tenevano le redini del clima e inondavano la terra.

LE FONTI CLASSICHE

Per molti druidi moderni sono gli antichi sepolcri e cerchi, insieme con le foreste e i fiumi, le montagne e i prati della natura, a costituire il fulcro della spiritualità, offrendo loro una porta verso i misteri. Qualunque manufatto umano dopo l'epoca dell'invasione romana raramente viene considerato sacro di per sé, poiché ora compaiono le popolazioni stesse e si crea un ponte attraverso un collegamento umano. Forse ciò è dovuto al cambiamento negli indizi: d'ora in avanti sono le persone a fornirli.
Gli scritti dei generali e degli storici romani ci forniscono le prime testimonianze (seppure politicamente di parte) delle antiche religioni. Il quadro che dipingono è quello dei druidi costituenti un'elite istruita nella società incontrata dai romani, influente in affari politici e giuridici. in filosofia, storia e istruzione, guarigione e magia, oltre ad avere la funzione di presiedere o eseguire cerimoniali religiosi.
Alcuni scrittori, come Tacito e Strabone, i quali scrivevano in un'epoca in cui la Gallia era sotto il dominio romano e la Britannia quasi sconfitta, sottolineavano la natura barbarica di tale cultura, delle sue leggi e della sua religione. Con zelo quasi missionario sollecitano a «civilizzare» le tribù secondo il senso dell'ordine e i princìpi romani e aborriscono l'apparente uso di sacrifici umani (anche se si può osservare che, nello stesso tempo in cui si diceva ciò avvenisse, in Gallia erano ancora in piena attività i sanguinari giochi circensi a Roma). Altri scrittori, però, come il greco Ippolito, erano maggiormente interessati alla filosofia e all'erudizione dei druidi, che apparivano loro degne di onore al di là della degenerazione decadente della loro stessa cultura.

IL TERMINE «DRUIDA»

Giulio Cesare fu uno dei primi a scrivere dei druidi, nel I secolo a.C., e fu uno dei pochi che effettivamente conobbe un druida: il capotribù Diviziaco. È attraverso l'opera di Cesare che
troviamo per la prima volta il termine gallico «druida››, il quale sottintende che non si trattasse di semplici sacerdoti, ma che detenessero anche un significativo potere politico. L'origine del
termine è però discussa. Generalmente si ritiene che la prima parte derivi da un termine che significa «quercia», che in molte lingue europee è simile a druí: drus in greco, daur in irlandese, derw in gallese (dove druida si dice derwydd). La seconda parte può derivare dalla radice indoeuropea wid, che significa «sapienza››. Il druida allora si ritiene sia «colui che detiene la sapienza della quercia».

UNA TRADIZIONE ORALE

Uno degli indizi che ci tramanda Cesare e che il centro di formazione dei druidi. all'epoca dei suoi scritti. era la Britannia. dove si riteneva avesse avuto origine tale filosofia e la pratica religiosa.
Tuttavia. ciò suscita ulteriori interrogativi poiché se il druidismo e emerso in Britannia e la cultura celtica proveniva dall'Europa centro-orientale, il druidismo era forse la spiritualità della Britannia prima dell'arrivo dei celti? l sacerdoti erano forse conosciuti con un nome diverso. anche se la loro ideologia era sempre la fonte del successivo druidismo? La pratica si sviluppò dalla mescolanza fra la cultura celtica e il territorio della Britannia?
Per molti druidi questi interrogativi non sono però pertinenti: il druidismo è una spiritualità del territorio' e della popolazione, i quali cambiano. si evolvono. si adattano. Molti ritengono che la fede fosse ispirata dal paesaggio, dal clima, dalle tribù e dai loro antenati della Britannia. Tuttavia non vi fu mai un punto d'inizio, soltanto un'evoluzione graduale. Sappiamo per certo che i druidi non misero mai per iscritto alcun aspetto della loro religione. Una ragione di ciò era senza dubbio ridurre il rischio che i loro insegnamenti fossero dissacrati e male utilizzati. ma anche il fatto che essa, in quanto tradizione orale. tenesse in altissima considerazione la potenza della mente e della memoria, senza rischiare mai di finire con il legarsi a un”unica scrittura o un unico insieme di profezie. Rimaneva viva, sfuggendo alla delimitazione, prendendo forma attorno a ogni nuovo influsso che si rivelasse degno.

Molti sono attirati verso il druidismo da una profonda connessione interiore con la parola «celtico››. Potranno avere un legame di sangue con la Scozia o l'Irlanda gaeliche oppure con
le antiche popolazioni britanniche del Galles o della Cornovaglia. Qual è la vostra connessione?
Trovatevi un paio d 'ore di tranquillità e mettetevi a sedere davanti a un foglio di carta. Al centro scrivete la parola «celtico», lasciando fluire la vostra creatività, decorando la parola finché diventa un'immagine focale. Usate i colori se vi aiutano a esprimere ciò che desiderate. Da quella parola centrale lasciate fluire liberamente la vostra mente, trascrivendo parole in una rete di associazioni collegate.
Che cosa vi rivela la pagina?

IL CONTRIBUTO DEI ROMANI

I romani cercarono effettivamente di spazzare via i druidi, tuttavia non era la loro religione a minacciare gli imperialisti romani, politeisti e pagani, bensì il potere politico che i druidi
detenevano sulle tribù. Su tale questione sono state esposte molte idee e ipotesi, con vari investimenti emotivi e intellettivi nel soppesare le argomentazioni, ma non abbiamo fatti storici
chiari.
Sappiamo per certo, tuttavia, che l°influenza dei druidi era significativa, su capi e re, rotte di commercio e dispute, atteggiamenti verso le popolazioni in arrivo. I romani non giungeva-
no però con lo scopo di insediarsi, venivano per assumere il comando, e tutto quanto avesse valore per ogni regno britannico, le risorse naturali e umane, i legami commerciali e la conoscenza, era sotto la supervisione dei druidi. Non sorprende allora che i druidi fossero spesso i più battaglieri nelle insurrezioni contro gli eserciti conquistatori.
A mano a mano che le truppe romane si spostavano in tutta la Britannia, l'influenza dei druidi diminuiva. Il loro ruolo non fu mai più lo stesso, anche se in Irlanda e nei territori più estre-
mi della Scozia, che i romani non raggiunsero mai come esercito di conquista, la loro attività continuò. In Irlanda vi è menzione di un druida ancora all°opera come consigliere del re di
Cashel nel X secolo, ma ormai era giunta la successiva ondata proveniente da Roma: il cristianesimo.
L'invasione romana non fu contrastata dappertutto. In fin dei conti si trattava di una cultura forte, ricca di erudizione, letteratura, arte e progresso tecnico. Vi furono molti re tribali e molti druidi che l'accolsero bene. Nell'arco dei 400 anni in cui Roma regnò nelle isole britanniche si sviluppò una cultura mista romano-britannica, che prima dell'arrivo del cristianesimo fu una
meravigliosa miscela pagana.
In termini di fonti da cui i druidi moderni possano comprendere i loro antenati spirituali, i romani non lasciarono soltanto i loro scritti, ma anche quadri e iscrizioni riguardo alla natura degli dei. Da buoni pagani, i romani precristiani che giunsero sulle coste britanniche si rivolgevano automaticamente agli spiriti e alle divinità del territorio perché li guidassero e li aiutassero nel loro cammino su questo suolo: senza la protezione, il nutrimento, l'accettazione del territorio, i romani sapevano che non sarebbero stati in grado di sopravvivere.
Vi sono molti esempi di templi di costruzione romana che sono semplicemente uno sviluppo di un precedente sacrario celtico. Vi sono anche esempi di romani che onoravano sui loro altari gli spiriti della terra che consideravano essere le divinità locali, accanto al dio o agli dei che si erano portati dietro dalla madrepatria. È attraverso queste iscrizioni che i druidi moderni stanno scoprendo i nomi degli antichi dei.

Passate un po' di tempo a riflettere sull'influsso dei romani, così come avete fatto per i celti.
individuate l'ubicazione di un sito romano-britannico, magari con l'aiuto della vostra locale biblioteca. Se possibile, andateci. Trascorretevi un po' di tempo vagando liberamente, rilassandovi, ascoltando. Cosa provate, cosa immaginate?
Ricordate di portare con voi un 'offerta appropriata da lasciare come dono di rispetto e ringraziamento, e di staccarvi completamente e consciamente quando vi allontanate da un luogo antico o sacro.
Se non potete recarvi a un sito romano-britannico, potete organizzare una gita a una località ben nota, come le terme romane di Bath, nel Somerset, sacre alla dea britannica Sulis e
alla dea romana Minerva.

Quando l'impero era sotto l'attacco dei barbari a metà del V secolo, il ritiro romano dalla Britannia fu in effetti soltanto una rimozione degli organismi militari e governativi. Coloro che erano giunti con l'impero e si erano stabiliti in Britannia rimasero in quello che era ormai un territorio riccamente multiculturale, in cui la diversità degli influssi era stata nutrita dal libero movimento delle persone e dei commerci in tutto il mondo romano. Era un territorio, però, che nel V secolo aveva ormai una forte classe dirigente costituita principalmente da cristiani.
Questa miscela di influssi lasciò il segno sulla religione indigena delle isole britanniche, ma quando gli eserciti romani se ne andarono non trascorse molto tempo prima dello sbarco di nuovi invasori sulle coste orientali, a cominciare dai sassoni e a seguire con i vichinghi danesi, due popolazioni pagane che giunsero in una Britannia dominata principalmente da re cristiani.

I RACCONTI MEDIEVALI

Con l'influsso dei druidi ridotto sotto il dominio romano, e poi con la tirannia del nuovo cristianesimo, l'essenza della fede soprawisse in maniera particolarmente forte attraverso l'arte dei
bardi. La prima fonte scritta sulla tradizione druidica di origine non classica risale alla fine del VI secolo: la letteratura dei bardi medievali del Galles e dell'Irlanda.
I bardi facevano parte della casta dei druidi e, sebbene gli indizi siano scarsi, si ritiene che il processo per diventare druida comportasse molti anni di addestramento tra i bardi, apprendendo le storie e le genealogie del popolo servito dai druidi. Il molo dei bardi era affermare l'identità della tribù e la forza del re, spesso con genealogie che risalivano agli dei. Con instancabili elogi i bardi lodavano il coraggio dei guerrieri e la bellezza delle donne, divertendo e descrivendo riccamente le virtù di coloro che li mantenevano.
I bardi non erano considerati una minaccia per gli invasori romani e proseguirono nella loro funzione di intrattenitori e cantastorie, ora non soltanto conservando le conoscenze del loro mestiere ma anche portando con sé gran parte della sapienza dei druidi, avvolta in un tessuto diverso. Quando le loro scuole non venivano trasformate radicalmente dallo sviluppo romano o cristiano, proseguivano con gli antichi insegnamenti. In effetti, soltanto nel XVII secolo fu chiusa l”ultima scuola di bardi in Irlanda e appena all'inizio del XVIII secolo in Scozia.
Nel VI secolo i sassoni erano ormai in movimento verso ovest alla ricerca di terre ove stabilirsi, e coloro che non potevano o volevano tollerare il cambiamento venivano respinti a occidente, verso il Galles e la Scozia meridionale. Ciò suscitò due filoni di interesse nelle popolazioni che si trovavano sotto tale pressione: il primo in quei nuovi arrivati che erano curiosi riguardo alla cultura che la loro presenza stava diluendo, se non distruggendo; il secondo in quelle stesse popolazioni che provavano una crescente necessità di preservare tale cultura.
Chi erano queste genti? Erano i romano-britannici con, ai margini, le tribù britanniche che erano state leggermente meno influenzate dai 400 anni di civilizzazione romana. Quanto alla loro cultura, ormai la lingua britannica aveva assorbito un bel po' di latino, per struttura, suono e lessico, al di sopra degli influssi celtici che si erano diffusi precedentemente in tutta Europa. Con le nuove invasioni si incontrava ora con la lingua dei sassoni germanici e fu attorno a quest'epoca, come asserzione di identità britannica, che fu creata la lingua che oggi chiamiamo gallese medio. Era una lingua estremamente complessa che forse non fu mai parlata liberamente, ma fu escogitata dai bardi come lingua della poesia da cantare o cantilenare e come mezzo per preservare una cultura ancestrale minacciata.
In Scozia la popolazione dei pitti era stata respinta verso nord dall'invasione irlandese attorno al 300 d.C. e la lingua gaelica irlandese era divenuta dominante, spazzando via efficacemente
quella dei pitti precedenti.
Così la maggior parte della prima letteratura irlandese e gallese si sviluppò non come progressione naturale dalla tradizione orale alla lingua scritta, ma come espressione determinata dell'identità culturale.
Alcuni storici affermano che la tradizione tanto meravigliosamente espressa da tali libri fosse già morta e che gli scrittori andassero a ripescare, attraverso un divario di alcune centinaia d'anni, una cultura di cui avevano scarsa comprensione. Certamente le storie, le poesie e le canzoni non sono una pura rielaborazione degli antichi racconti. Sono scritte con un rivestimento distinto seppure meravigliosamente creativo sia di influssi greco-romani sia del cristianesimo, che era la fede praticata dalla maggioranza degli autori. Tali influssi non soltanto si intrufolavano dentro per il fatto di essere la mentalità dell'autore, ma anche come consapevole mano censoria, modificando il
centro dell'attenzione e rielaborando i racconti in modo da includere il loro dio o i loro dei.
Per molti druidi moderni questi racconti sono di eccellente valore come fonti di ispirazione spirituale e non diminuiscono di pregio per via di tale miscela di culture. Sono un'altra espressione dell”evoluzione di una spiritualità che onora la creatività e gli dei di tutto il creato.

FONTI DI ISPIRAZIONE

Pertanto le fonti storiche del druidismo non sono interamente chiare. Il sentiero è tortuoso e da lontano appare piuttosto accidentato. Eppure per chi vi sta sopra, per chi avverte la terra,
i ciottoli e l'erba sotto i piedi, è una fiammata di colori selvaggi.
In quanto religione delle isole britanniche, della loro flora e fauna, e del potere dei doni che ogni spirito ha apportato alle loro coste, della profonda sapienza dei loro sacerdoti, questa tradizione offre alla persona che si guarda indietro alla ricerca di ispirazione migliaia di luoghi in cui immergersi e respirare profondamente. E se noi intendiamo il druidismo come una spiritualità il cui fulcro è la ricerca di ispirazione divina e perfetta, un'ispirazione che ci fornisca una profonda conoscenza e libertà, una vera creatività, dobbiamo anche accettare che ogni anima trovi tale fonte a modo suo.

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