GRUPPO ECOLOGISTA CULTURALE DRUIDICO DI ALESSANDRIA


lunedì 25 settembre 2017

Druidesse in Piemonte

DRUIDESSE PIEMONTESI.


Come forse si è capito a noi interessa sicuramente la storia dei celti in generale e di quello che ci è arrivato del druidismo inglese, del folklore irlandese ecc... ma sicuramente ci interessa di più rintracciare i resti di quelli che furono i nostri discendenti più diretti e di quei resti di paganesimo che con tanta accuratezza in molti hanno cercato di cancellare dal nostro passato. Ci sono infatti testimonianze più vicine a noi sia per quanto riguarda il tempo che per questioni geografiche. Bisogna tornare in Piemonte nel 1600 infatti, precisamente intorno al 1640-50 quando viveva a Mondovì con il governatore della città Carlo Operti una donna popolarmente detta La Druida molto nota per i suoi filtri e magie, prodotte, secondo la tradizione, in modo diabolico. Sarebbe stato più giusto parlare di masca ma in questa storia si vede chiaramente l'intento di demonizzare questa persona con storie incredibili in cui tutte le sostanze più disgustose venivano utilizzate per le cose più crudeli. Eravamo in piena inquisizione. La druida aveva uno strano rapporto con un prete-masca, Giovanni Gandolfo che viveva nel convento cistercense di Vicoforte. Sappiamo che il prete studioso di astronomia, occultismo e visionario venne condannato a morte per squartamento sulla pubblica piazza per avere ordito congiura diabolica per uccidere la Madama Reale, ma non si sa che fine abbia fatto la Druida. La cosa più interessante è però che in Piemonte si parlasse di una fantomatica Druidessa negli stessi anni in cui qualcuno ritirava fuori i druidi dopo 1500 di oblio in Inghilterra e ben prima che il massone John Toland formasse le prima federazione di boschetti inglesi. Ed è importante dirlo, da quelle parti il revival druidico si basava sulle pochissime informazioni trovate su alcuni testi classici che erano appena stati riscoperti. E' curioso invece pensare che ai piedi delle alpi qualcuno avesse soprannominato Druida una donna che si occupava di erbe e di attività che potremmo definire "occulte". Qualcosa era sopravvissuto da queste parti?
In effetti da quelle parti ci sono importanti ritrovamenti archeologici che testimoniano un passato ligure (i Bagienni) e celtico e una romanizzazione quasi inesistente dell'area.



estando in Piemonte però incontriamo quella che forse è la "Druida" più famosa. La Druida di Malciaussia: Si tratta di una statua che si trova in una sperduta cappelletta alpina nella frazione di Malciaussìa appunto che rappresenta una figura femminile coperta da una tunica sacerdotale risalente al periodo precristiano. Oggi si trova monomessa da scritte di vario genere: sulla veste in caratteri greci è scritto "Druas" termine celtico. Sono poi presenti varie croci e la scritta cristianizzante: San Bernardo". Come trasformare una figura pagana in un santo Cristiano nel medioevo. Da notare che la "druida" nell'altorilievo uccide un esserino con bastone, ma questo è un vero e proprio enigma. La cosa più interessante è che il termine druido in questi casi è sempre femminile e che precedono di molto tempo e sono geograficamente molto distanti dal revival druidico. Sono quindi del tutto indipendenti e testimoniano come credenze e usanze precristiane, celtiche e pre-celtiche fossero (e forse sono) ancora molto presenti molti secoli dopo la cristianizzazione di questi territori.

Sui sentieri della leggenda di Massimo Centini (l'arciere).

Streghe in Piemonte di Massimo Centini (Priuli & Verlucca Ed.).
Streghe e Magia di Roberto Gremmo (Ed. ELF).

questo articolo è un aggiornamento della seconda parte di questo testo:
http://leradicideglialberi.blogspot.it/2012/11/le-druidesse.html

mercoledì 20 settembre 2017

EQUINOZIO LIVE con INDUNDA e LARVA 108, musica sperimentale.


Festeggeremo l'Equinozio con la proiezione di un documentario su Stonehenge musicato dal vivo da Larva 108 e Indunda. Musica sperimentale, drones e ambient. Aperitivo vegan e per chi vuole un pò di idromele! La serata è organizzata in collaborazione con Inverno Records:
https://larvario.bandcamp.com/

venerdì 15 settembre 2017

Esistevano davvero le Druidesse?

Un altro argomento dibattuto sul druidismo storico è se fossero esistite o no membri femminili identificabili come druidi. Come abbiamo visto è già molto complicato capire chi fossero i druidi esattamente e cosa facessero. Sappiamo che esistevano i tre livelli di Druido, Ovate e Bardo, ma era sempre così? I druidi esistevano in tutte le differentissime, varie e distanti tribù celtiche sparse per l'Europa? Era il druidismo la religione celtica o i druidi erano solo una parte dei sacerdoti? Di questo discuteremo in altri post, ma lo scrivo perché quando gli antichi ci parlano di sacerdotesse di tribù celtiche noi non abbiamo gli elementi per dire se esse fossero o no druidesse. 

Per noi questo non è essenziale, perché il druidismo moderno è una cosa comunque nuova e storicamente lo intendiamo come la spiritualità legata alla natura rifacendoci alle tradizioni europee che andavano dalle attuali Spagna e Inghilterra alla Turchia. In oltre oggi, come sappiamo, i druidi esistono in tutto il mondo di qualsiasi sesso e orientamento sessuale!



Comunque, il nostro è un percorso culturale oltre che ecologi e spirituale quindi torniamo ad esaminare le fonti storiche. Nel 235 d.c. Severo Alessandro aveva dato inizio ad una spedizione in Gallia per liberarla dai Germani. E' interessante notare qui che in quel periodo le Gallie erano in tutto e per tutto territorio romano, ma come in tutti i territori che ne facevano perte le popolazioni conservavano molti dei loro costumi. I Germani molto più diversi dai Romani non solo geograficamente rispetto ai galli invece erano ancora una minaccia. Proprio quell'anno Lampridio ci scrive (Alexander Severus LIX, 6):

"Mentre si accingeva a partire, una profetessa druidica gli urlò <Va', ma non sperare nella vittoria, e non fidarti dei tuoi soldati>".

In questo caso la profetessa viene proprio definita "druidica". Poi dallo stesso periodo ci giunge anche il testo di Vopisco (Numerianus XIV, 2) in cui ci parla di Diocleziano che incontra una "druidessa" in una locanda:

"Diocleziano, che militava ancora nei ranghi inferiori, ed era di stanza in Gallia nel paese dei Tungri, si trovò in una locanda a fare i conti dei suoi costi giornalieri con una donna che era una druidessa. Questa a un certo punto gli disse: <Diocleziano, sei troppo avaro e spilorcio!”. Ed egli le rispose scherzando: “quando sarò imperatore, allora sì che largheggerò!>. E si dice che la druidessa avesse risposto : <Diocleziano, non scherzare, sarai infatti imperatore, dopo aver ucciso il cinghiale>."

Diocleziano da questo momento andando a caccia cercò di abbattere più cinghiali possibile ma non divenne imperatore fino a quando non uccise il prefetto Arrio soprannominato appunto "il cinghiale" e allora divenne imperatore sul serio! Ma, a parte questa parentesi è sempre Vopisco a riportarci un'altro aneddoto riguardante alcune druidesse (Aurelianus XLIV, 4-5):

"Diceva infatti Asclepiodoto che Aureliano aveva una volta consultato le druidesse di Gallia, chiedendo loro se l’Impero sarebbe rimasto ai suoi discendenti, ma queste avevano risposto che nessun nome sarebbe stato più famoso di quello dei discendenti di Claudio. E infatti ora è imperatore Costanzo, che discende da quel sangue e i cui discendenti raggiunsero, credo, quella gloria che era stata vaticinata dalle profetesse."

Queste testimonianze ci parlano di vere e proprie Druidesse o Dryades (ed è interessantissimo notare la somiglianza del nome e non solo con le Driadi greche, ninfe degli alberi) ed è molto interessante anche perchè ci parla di una sopravvivenza del druidismo nel III secolo, ossia praticamente 300 anni dopo il loro annientamento ufficiale. Ci fa anche notare una cosa però, la decadenza di queste sacerdotesse al ruolo di profetesse da osteria o poco più. Questo però ci ricorda anche quanto sia sopravvissuto del druidismo in modo indiretto attraverso le Streghe e il folklore popolare nelle campagne e come sappiamo qualcosa è arrivato fino a noi, se solo sappiamo cercarlo. A questo punto torniamo un attimo indietro a quello che ci dice Tacito (Annales XIV, 30 non lo ricopio per intero):

"Stava sulla spiaggia la variegata schiera di nemici, densa di armi e di uomini, percorsa da donne vestite di scuro alla maniera delle Furie, con i capelli sciolti al vento, che agitavano fiaccole. Intorno stavano i druidi, che levavano le mani al cielo, lanciando contro di noi maledizioni."

In questo caso parliamo di due secoli prima, le sacerdotesse non vengono definite druidesse anche se sono chiaramente collegate ai sacerdoti di sesso maschile. In questo periodo il druidismo era già in piena agonia anche in Britannia, in oltre bisogna sempre ricordare che per i romani il fatto che delle donne avessero ruoli di un certo livello era per lo meno insolito.



Druidesse mitiche:
Per finire alcune druidesse della mitologia tra Fidelma della magia irlandese che viene così descritta: "Aveva capelli gialli, indossava un mantello variegato trattenuto da un fermaglio d’oro, una tunica col cappuccio dai ricami rossi, e sandali con fibbie d’oro. La fronte era ampia, la mascella stretta, le sopraciglia nere come la pece, con delicate ciglia scure che ombreggiavano metà del viso fino alle guance. Le labbra sembravano adorne di rosso scarlatto. Tra le labbra i denti erano simili a una chiostra di gioielli. I capelli erano divisi in tre trecce: due legate sopra il capo, la terza che le ricadeva sul dorso, fino a sfiorare le caviglie." Un'altra importante druidessa della mitologia Irlandese è Tlachtga, figlia del druido Mugh Ruith, lo accompagnò nei suoi viaggi imparando i suoi segreti magici e aiutandolo a scoprire delle pietre sacre proprio in Italia! Fu stuprata dai tre figli di Simon Magus (mentore del padre) e tornata in Irlanda diede alla luce tre figli ognuno di un padre differente. Il suo nome è associato alla collina di Tlachtga, oggi riconosciuta come la Hill of Ward.

L'articolo prossegue sul prossimo post:
DRUIDESSE PIEMONTESI



LINKS per approfondire:
(IT) http://guide.supereva.it/musica_celtica_/interventi/2004/03/151016.shtml
(IT) https://theomegaoutpost.wordpress.com/2013/11/01/le-druidesse-celtiche/
(IT) http://leradicideglialberi.blogspot.it/2012/11/le-druidesse.html
(ENG) http://www.shee-eire.com/Magic&Mythology/Myths/Heroes&Heroines/Tlachta/tlachta.htm
(FRA) https://matricien.org/mytho-celte/

domenica 2 luglio 2017

Solstizio d'estate a Stonehenge.

Quest'anno l'abbiamo fatto davvero. Per noi è sicuramente più importante celebrare nei nostri luoghi, ma una volta nella vita volevamo andarci. Anche se molto commerciale, l'energia di Stonehenge è fortissima e vedere sorgere il sole da dentro il cerchio è stata un'esperienza indimenticabile!
Qui sotto alcune foto.


mercoledì 12 aprile 2017

La Gallia Cisalpina (1)

STRABONE, Geografia, V,3
Considerando separatamente le singole parti è possibile dire che la base delle Alpi è curva e sinuosa, con la concavità volta verso l’Italia. La parte intermedia di questa concavità è occupata dal paese dei Salassi, le estremità si volgono da una parte fino al monte Ocra e al lato più interno dell’Adriatico, dall’altra verso la costa della Liguria fino a Genua, emporio dei Liguri, dove gli Appennini si congiungono con le Alpi. Subito sotto le Alpi si estende una pianura considerevole; la sua parte meridionale è limitata alla costa dei Veneti e da quei monti Appennini che giungono fino alla zona intorno aAriminum e Ancona. Da questi confini, pertanto, è chiusa la Celtica Cisalpina (…). Questa regione è una pianura fertile, ornata di colli fruttiferi. Il fiume Po la divide quasi nel mezzo e le due regioni si chiama Cispadana la parte che è situata verso gli Appennini e la Liguria, Transpadana la restante. La Cispadana è abitata dai popoli Liguri e Celtici che abitano i primi sui monti, i secondi in pianura; la seconda dai Celti e dai Veneti.

martedì 11 aprile 2017

Testimonianze degli autori contemporanei ai Druidi, greci e latini.

Le testimonianze dirette sui druidi sono molto poche ma anche le più importanti. Purtroppo i celti non usavano la scrittura se non in rari casi, quindi quasi tutto è giunto a noi tramite gli autori classici. Qui cerchiamo di raccogliere più testi possibile.


Geni cucullati (periodo gallo romano)

 
Diodoro Siculo storico greco nato in Sicilia contemporaneo dei druidi (90 a.c - 27 a.c.) dice:

"Parlano poco nelle loro conversazioni, si esprimono per enigmi e nel loro linguaggio fanno in modo da lasciar indovinare la maggior parte delle cose.Essi utilizzano molto l’iperbole, sia per vantarsi essi stessi, sia per sminuire gli altri. Nei loro discorsi sono minacciosi, altezzosi e portati al tragico. Sono tuttavia intelligenti e capaci di istruirsi."

un'immagine molto orientale bisogna dire, quasi zen. Ci porta poi un'altra testimonianza diretta: quella sulla "reincarnazione" anzi sarebbe meglio dire "metempsicosi", ovvero che i celti credevano alla trasmigrazone delle anime di corpo in corpo. Anche se alcuni (pochi) scrittori dei druidi moderni si oppongono a questa credenza la testimonianza di Diodoro è inequivocabile, anzi viene citato anche Pitagora:

"La dottrina pitagorica prevale tra i Galli, e insegna che le anime degli uomini sono immortali e che dopo un certo numero di anni tornano a vivere, quando un’anima si incarna in un altro corpo." 

"E ci sono tra i Galli poeti che essi chiamano bardi; e cantano su strumenti simili alla lira, inneggiando alcuni e vituperando altri. Hanno filosofi e teologi tenuti in grande considerazione, che vengono chiamati druidi. Hanno anche indovini molto importanti, che predicono il futuro osservando il volo degli uccelli e le interiora delle vittime e le cui parole ciascuno tiene in gran conto. Soprattutto quando devono vaticinare su problemi di particolare importanza, hanno un’usanza strana e incredibile. Infatti colpiscono un uomo con un pugnale nella regione sottostante il diaframma e, dopo la sua caduta, predicono il suo futuro osservando le convulsioni del suo corpo e il modo in cui scorre il sangue; è questo un modo di divinare a loro particolarmente famigliare, poiché è molto antico. E’ costume presso i Galli che nessun sacrificio venga compiuto senza l’ausilio di un filosofo, perché si crede che le offerte agli dèi dovrebbero essere fatte soltanto con la mediazione di queste figure, che conoscono la natura divina e hanno con essa familiarità; e che soltanto attraverso di loro si possono rivolgere suppliche agli dèi in modo appropriato. Questi veggenti hanno autorità non soltanto in tempo di pace, ma anche in guerra, mentre gli incantamenti dei bradi operano su amici e nemici. Spesso quando i combattenti si affrontano uno di fronte all’altro, le spade sguainate e le aste incrociate, questi uomini si pongono nel mezzo e fermano la battaglia, proprio come talvolta vengono incantate le bestie feroci. Così, anche fra i barbari più selvaggi, l’ira si piega alla salvezza. Mentre arretra di fronte alle Muse."

Giulio Cesare (100 a.c - 44 a.c.)

"...Dunque delle due classi una è dei Druidi, l'altra dei cavalieri. Quelli attendono al culto religioso, sorvegliano il compimento dei sacrifici pubblici e privati, interpretano i misteri religiosi; un gran numero di giovani accorrono da essi per imparare, e questi sono tenuti presso di essi in grande onore. Decidono infatti secondo la legge di tutte le controversie pubbliche e private e decidono ugualmente se è stato commesso qualche misfatto, se un omicidio è stato compiuto, se per questione di eredità, di confine, deliberano i premi e le pene; se colui che o privato o tribù non si attiene alle loro decisioni, lo escludono dai sacrifici. Questa pena è presso di loro grave. Coloro, i quali sono stati così esclusi sono messi nel numero degli empi e dei malvagi, tutti si scostano da loro e rifuggono inoltre di parlare con essi, per non avere a soffrire qualche sventura, non è loro resa giustizia anche se la chiedono, e non si fanno partecipi di alcuna carica pubblica. Poi è capo di tutti questi Druidi un sommo sacerdote, che riveste tra loro la somma autorità. Morto questo, o se qualcuno eccelle sugli altri per dignità, subentra, o, se ve ne sono più di pari merito, col voto dei Druidi, talvolta essi rivaleggiano per il primato anche con le armi. Questi, in una determinata stagione dell'anno, nel territorio dei Carnuti, la cui regione è considerata il centro di tutta la Gallia, si stabiliscono in un luogo sacro. In questo luogo convengono da ogni parte tutti coloro che hanno delle controversie e si sottomettono ai loro decreti e sentenze. Si crede che la dottrina druidica sia stata scoperta in Britannia e trasferita in Gallia, e ancora oggi coloro che vogliono approfondirla vanno generalmente colà per istruirsi."

"I druidi di solito si tengono lontani dalla guerra, e non pagano come gli altri tributi. Hanno l’esenzione dal servizio militare e da qualsiasi altra prestazione. Spinti da tanti vantaggi, e molti di spontanea volontà, accorrono ad apprendere questa dottrina; altri sono mandati dai genitori e dai parenti. Pare che imparino lì un gran numero di versi. Così alcuni vi rimangono vent’anni per apprendere. Non pensano sia lecito lasciarli scritti, mentre si servono del greco per quasi tutte le altre faccende, per le norme pubbliche e private. Credo che abbiano stabilito questo per due ragioni: da un lato non vogliono che si diffonda tra il popolo la loro dottrina, dall’altro hanno timore che i novizi, confidando nella scrittura, siano meno diligenti nell’apprenderla. Accade infatti molte volte che con l’ausilio della scrittura ci si mostri meno disposti a imparare e a studiare a memoria. In primo luogo i druidi vogliono persuadere che l’anima non muore, ma dopo la morte passa in altri; questo dovrebbe essere soprattutto uno sprone al valore, visto che il timore della morte viene abbandonato. Discutono anche molto degli astri e del loro movimento, della grandezza del mondo e della terra, della natura, della potenza degli dèi immortali e di tutto ciò che fanno precetti per i giovani."

"Tutta la nazione gallica è molto dedita a pratiche superstiziose. Per questa ragione chi sia affetto da gravi malattie o si trovi in battaglia, o nei pericoli, immola vittime umane o vota se stesso alla morte; per questi sacrifici si servono come ministri dei druidi, poiché pensano che non si possa placare la volontà degli dèi immortali se non dando una vita per un’altra vita; anche la comunità ha stabilito per la sua salvezza questo genere di sacrifici. Alcune popolazioni hanno statue di grandezza inusitata, le cui membra sono intessute di vimini e al cui interno vengono posti uomini vivi; vi pongono sotto il fuoco e gli uomini muoiono avvolti dalle fiamme. Pensano che gli dèi preferiscano la morte di chi sia stato arrestato per furto, per latrocinio e per qualche altro delitto. Se tuttavia mancano uomini di questo genere sacrificano anche degli innocenti." 


"Il Dio che i Galli onorano di più è Mercurio: le sue statue sono le più numerose, essi lo considerano come l’inventore di tutte le arti , egli è per loro il dio che indica il cammino, che guida il viaggiatore, egli è colui che è più abile ad assicurarsi i guadagni e a proteggere il commercio. Dopo di lui adorano Apollo, Marte, Giove e Minerva. Essi si fanno di questi dei pressappoco la stessa idea degli altri popoli : Apollo guarisce dalle malattie, Minerva insegna i principi dei lavori manuali, Giove è il signore degli dei, Marte presiede alla guerra. Quando hanno deciso di dare battaglia promettono generalmente a questo dio il bottino che riusciranno a fare; vincitori gli offrono in sacrificio il bottino vivo e accumulano il resto in un solo luogo. In numerose città si possono vedere in luoghi consacrati dei tumuli innalzati con questa spoglie; ed è raro che un uomo osi, a sprezzo della legge religiosa, dissimulare presso di lui il suo bottino o toccare le offerte . un tal crimine è punito con una morte orribile tra i tormenti."  

"I Galli sostengono di discendere tutti dal padre Dite e che questo sia tramandato dai druidi. Perciò non calcolano il tempo contando i giorni, ma le notti: le date natalizie, il principio dei mesi e degli anni sono contati facendo incominciare la giornata con la notte." 

"I Germani hanno costumi molto diversi. Infatti non hanno druidi che presiedano alle funzioni sacerdotali, e non sono dediti ai sacrifici..."

Cicerone (106 a.c. 43 a.c. ) oratore, filosofo, scrittore romano, ci parla dei druidi, uno dei quali lui conosceva bene: Diviziaco!

La pratica della divinazione non è disprezzata neppure tra i barbari, se è vero che in Gallia esistono i druidi, e esistono davvero. Io stesso ne ho conosciuto uno, Diviziaco , l’Eduo, tuo ospite e sostenitore. Egli ha dichiarato di avere quella conoscenza della natura che i Greci chiamano “fisiologia”, e di poter conoscere il futuro a volte servendosi di àuguri, a volte di congetture. 


Strabone (60 a.c. 21 d.c. ) geografo e storico greco ci porta alcune delle testimonanze più crudeli, forse influenzate dal disprezzo che gli autori classici nutrivano verso i "barbari" o anche dell'intento di deigrare questi popoli:

Tra le genti galliche, ci sono tre categorie di persone che vengono onorate in modo particolare: i bardi, i vati e i druidi. I bardi sono cantori e poeti; i vati sono divinatori e filosofi della natura; mentre i druidi studiano contemporaneamente la filosofia della natura e quella morale. I druidi sono considerati i più giusti fra gli uomini e per questa ragione si ricorre a loro sia per dispute private, sia per problemi della comunità. Anticamente, arbitravano persino i casi di guerra, e facevano fermare i contendenti quando già stavano per ingaggiare battaglia. Si occupavano in particolar caso di omicidio, che venivano portati di fronte a loro per essere giudicati. Inoltre, quando vi è abbondanza di questi casi [di criminali da offrire in sacrificio] pensano vi sarà anche abbondanza della terra. Comunque non solo i druidi, ma anche altri, ritengono che le anime degli uomini, e l’universo, siano incorruttibili, sebbene il fuoco e l’acqua prevarranno prima o poi su di loro.  

"Ma i Romani fermarono questi costumi, così come tutti quei sacrifici e pratiche divinatorie contrarie alla nostra consuetudine. Usavano colpire alla schiena con una spada un uomo che avevano deciso di immolare, e trarre presagi dalle sue contorsioni. Tutto ciò non può essere fatto senza i druidi. Sappiamo poi di altri tipi di sacrifici umani. Uccidevano le vittime con le frecce, le impalavano nei templi, o costruivano colossi di paglia e di legno, dove buttavano bestiame, animali selvatici ed esseri umani, che venivano arsi insieme."

Tito Livio (59 a.c. 17 d.c.) ci porta una testimonianza di usanze druidiche in Pianura Padana.

“I più furono uccisi dai tronchi degli alberi e dai rami spezzati; i Galli che erano appostati tutti intorno alla selva, massacrarono la massa rimanente in preda allo scompiglio a causa dell’imboscata, pochi furono catturati mentre cercavano di raggiungere un ponte sul fiume precedentemente occupato dai nemici. Qui Postumio cadde lottando con ogni forza per non essere preso. I Boi festanti portarono le sue spoglie e la sua testa tagliata nel tempio, che presso di loro era più sacro. Ripulita poi la testa come è loro costume, ornarono il teschio con un cerchio d’oro, e questo era per loro un vaso sacro con cui libare alle solennità, e allo stesso tempo una coppa per i pontefici e per i sacerdoti del tempio e, agli occhi dei Galli, il bottino fu non minore della vittoria”

Svetonio (70 d.c. 126 d.c. ) ci dice:

"Soppresse completamente la religione inumana e terribile dei druidi in Gallia, che sotto il principato di Augusto era stata soltanto vietata ad alcuni cittadini romani."


Pomponio Mela vissuto nel primo secolo dopo cristo, scrive:

"Rimangono ancora le tracce di una barbarie non più praticata e se anche si trattengono dalla strage, tuttavia viene ancora sparso il sangue delle vittime condotte all’altare. Hanno nonostante ciò un loro genere di eloquenza, e insegnanti di saggezza, chiamati druidi. Essi dichiarano di conoscere la forma e la grandezza del mondo, i movimenti dei pianeti e delle stelle e la volontà degli dèi. Impartiscono molti insegnamenti ai nobili galli, in un corso di studi che dura vent’anni, e si incontrano in segreto in una grotta o in balze isolate. Uno dei loro precetti è stato reso di pubblico, evidentemente per spingere la popolazione al combattimento. Che le anime sono immortali e che esiste una seconda vita nel regno dell’Oltretomba. Questa è la ragione per cui bruciano e seppelliscono con i loro morti le cose di cui avevano bisogno da vivi. Una volta rimandavano alla seconda vita anche la conclusione degli affari e la riscossione dei crediti. E vi era anche che si gettava spontaneamente sulle pire dei propri defunti, per dividere con loro la nuova vita." 
 
Marco Anneo Lucano, anch'egli vissuto nel primo secolo dice:

"E voi, o druidi, tornaste a ripetere i vostri riti barbarici e la sinistra consuetudine dei sacrifici, abbandonati nel momento in cui avevate deposto le armi. A voi soltanto è concesso di conoscere gli dèi e le potenze del cielo o affermarle in conoscibili; voi abitate boschi profondi in remote foreste sacre. Secondo quanto voi sostenete, le ombre non scendono nelle silenziose sedi dell’Erebo e nei pallidi domini del profondo Dite: il medesimo spirito governa il nostro corpo in un altro mondo; se voi esprimete cose di cui siete ben sicuri, la morte rappresenta il punto mediano di una lunga vita" 

Plinio il Vecchio (23 d.c. - 79 d.c.) poeta romano nato a Como (o forse a Verona) di origini quindi cisalpine ci porta altre importanti testimonianze nel suo Naturalis Historia:

"Un’erba simile alla sabina viene chiamata selago. Si raccoglie senza l’uso di uno strumento, passando la mano destra attraverso la manica sinistra, nell’atto di chi commette un furto. Bisogna avere un abito bianco, piedi ben lavati e nudi, ed è necessaria un’offerta di pane e vino prima della raccolta. I druidi in Gallia ritengono che sia un buon incantesimo contro pericoli di ogni genere, e che il fumo che si produce bruciando la pianta sia un ottimo rimedio per le malattie degli occhi. Citano anche un’altra pianta, che chiamano samolus; deve essere raccolta a digiuno con la mano sinistra, ed è un potente rimedio contro le malattie del bestiame. Il raccoglitore non deve però guardarsi alle spalle o lasciare la pianta in altro luogo che nei canali di abbeveramento."

"Vi è un altro tipo di uova, molto noto fra i Galli, ma non nel mondo greco. Durante l’estate numerosi serpenti si intrecciano e rimangono attaccati con una secrezione che gli esce dal corpo e dalle fauci. Questa secrezione viene chiamata anguinum. I druidi dicono che, sibilando, i serpenti lanciano in aria questa sostanza, che deve essere raccolta nella veste prima che tocchi terra. Chi l’ha presa deve immediatamente scappare a cavallo, dal momento che i serpenti lo finché non vengono allontanati da una corrente. Si può verificarne la natura, se naviga contro corrente, anche se è incastonata nell’oro. E, poiché è tipico dei maghi occultare i loro inganni, stabiliscono che queste uova debbano essere raccolte con una certa luna, quasi che dipendesse dall’uomo far coincidere il gesto dei serpenti con l’arbitrio umano. Io stesso ho visto una di queste uova; era rotonda, grande quanto circa una piccola mela, e aveva un guscio cartilagineo, come le fitte ventose dei tentacoli del polipo. I druidi ne hanno una grande stima. Si dice addirittura che porti la vittoria nelle liti e che permetta di essere ricevuti favorevolmente dai re. Questo è falso poiché pare che un uomo dei Voconzi, un cavaliere romano, se lo sia tenuto in petto durante una lite e sia stato condannato a morte dall’imperatore Claudio, apparentemente soltanto per questo." 

"La magia fiorì in Gallia, fino ad un periodo che siamo in grado di ricordare. Durante il principato di Tiberio infatti venne emesso un decreto del senato contro i druidi galli e tutta quella stirpe di indovini e medici. Ma perché dovrei ricordare queste cose di un’arte che ormai ha attraversato l’oceano, e che è giunta agli estremi confini della terra? Anche oggi la Britannia è affascinata dalla magia, e celebra i riti con un tale apparato cerimoniale che potrebbe sembrare sia stata questa la regione del mondo a insegnare la magia ai Persiani. A tal punto le popolazioni, per quanto diverse tra loro e ignare delle della reciproca esistenza, concordano su questo elemento. Di conseguenza, non potremmo mai provare una gratitudine eccessiva per i Romani, che ci hanno liberati da un rito mostruoso in cui uccidere un uomo era un gesto di grande pietas religiosa e mangiarne le viscere aveva molti benefici."

Tacito (55 d.c. 117 d.c. circa) storico e senatore romano, ci riporta una delle più belle testimonianze seui druidi in Britannia in cui sono presenti anche druidesse:

"Stava sulla spiaggia la variegata schiera di nemici, densa di armi e di uomini, percorsa da donne vestite di scuro alla maniera delle Furie, con i capelli sciolti al vento, che agitavano fiaccole. Intorno stavano i druidi, che levavano le mani al cielo, lanciando contro di noi maledizioni. La stranezza del loro aspetto impressionò i soldati, che se ne stavano con il corpo paralizzato e le membra immobili, esposti alle ferite dei nemici. Poi, esortati dai capi, e facendosi loro stessi forza, per non dare l’impressione di tremare di fronte ad una schiera di donne e invasati, si gettarono contro di loro, li travolsero, avviluppandoli nelle loro stesse fiamme. Dopo fu loro imposto un presidio e vennero abbattuti i boschi sacri ai loro culti barbarici, che prescrivevano che gli altari fumassero del sangue dei prigionieri e che si dovessero consultare gli dèi, servendosi di viscere umane." 

"Un tempo Roma era stata presa dai Galli, ma poiché la dimora di Giove era rimasta intatta l’impero non era andato distrutto. Ora invece, con vana superstizione, i druidi cantavano che l’incendio del Campidoglio voluto dal fato fosse un segno dell’ira divina, che assegnava alle genti d’oltrallpe il potere sul mondo."  

Clemente Alessandrino, uno dei padri della chiesa ci dice addirittura che Pitagora prese alcuni dei suoi saperi dai druidi, oltre che dai bramini dell'India:

"Alessandro, nell’opera sui Simboli Pitagorici, sostiene che Pitagora fosse stato un discepolo di Zaratro l’Assiro e che, oltre a ciò, avesse appreso quanto sapeva dai Galati e dai bramini." 

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Autori più tardi:

Ippolito (secondo secolo) torna sul rapporto tra Druidi e Pitagora:


"Tra i Celti, i druidi si dedicarono alla filosofia pitagorica, alla quale erano stati indirizzati da Salmoside, il servo di Pitagora, uomo di origine tracia che era giunto tra i druidi dopo la morte del padrone, e che aveva dato loro l’opportunità di apprenderne le teorie. I Celti credevano che i loro druidi fossero indovini e profeti, poiché sapevano predire certi eventi, grazie al sistema di calcolo pitagorici. Non passeremo sotto silenzio l’origine del sapere dei druidi, poichè alcuni hanno presunto di scorgervi distinte scuole di pensiero. In verità i druidi si servivano anche delle arti magiche."
Lampridio (quarto secolo):

"Mentre si accingeva a partire, una profetessa druidica gli urlò in lingua gallica : “Va’, ma non sperare nella vittoria e non fidarti dei tuoi soldati”."

Ammiano Marcellino (330 d.c. 400 d.c. cristo) autore più tardo ci porta altre testimonianze sui Druidi e le loro classi:

"I druidi affermano che parte della popolazione della Gallia era indigena, mentre altri venivano dalle isole e dalle terre di là dal Reno, fuggiti dalle loro sedi originarie a causa delle ripetute guerre e dalle inondazioni prodotte dal mare."

"In questi luoghi iniziarono a diffondersi, fra genti che divenivano sempre più civilizzate, le arti raffinate promosse dai bardi, dagli euagi e dai druidi. E i bardi cantavano le imprese eroiche di uomini illustri, composte in versi solenni, con il dolce accompagnamento della lira, mentre gli euagi cercavano di dare una spiegazione ai profondi misteri della natura. I druidi, infine, uomini di maggior talento, si riunivano in sodalizi sotto il segno della dottrina pitagorica, eletti ad indagare le questioni occulte e profonde; sprezzanti verso le cose terrene, pensavano che le anime fossero immortali."

Flavio Vopisco (quarto secolo) torna sulle druidesse:

"Diocleziano, che militava ancora nei ranghi inferiori, ed era di stanza in Gallia nel paese dei Tungri, si trovò in una locanda a fare i conti dei suoi costi giornalieri con una donna che era una druidessa. Questa a un certo punto gli disse: “Diocleziano, sei troppo avaro e spilorcio!”. Ed egli le rispose scherzando: “quando sarò imperatore, allora sì che largheggerò!”. E si dice che la druidessa avesse risposto : “Diocleziano, non scherzare, sarai infatti imperatore, dopo aver ucciso il cinghiale”. "

"Diceva infatti Asclepiodoto che Aureliano aveva una volta consultato le druidesse di Gallia, chiedendo loro se l’Impero sarebbe rimasto ai suoi discendenti, ma queste avevano risposto che nessun nome sarebbe stato più famoso di quello dei discendenti di Claudio. E infatti ora è imperatore Costanzo, che discende da quel sangue e i cui discendenti raggiunsero, credo, quella gloria che era stata vaticinata dalle profetesse."

Ausonio vissuto anch'egli intorno al quarto secolo nel suo Commemoratio professorum Burdigalensis ci parla dei druidi e di un tempio del dio Belenus:

"Se la fama non mente, tu discendo da druidi di Bayeux, e riconduci la tua stirpe consacrata al tempio di Beleno, donde vi viene il nome."


"E io non posso non parlare del vecchio Fenicio che, sebbene fosse addetto al tempio di Beleno, non ne trasse alcun profitto. Discendeva, come si dice, dai druidi di Armonica, e ottenne un seggio a Bordeaux, con l’aiuto di suo figlio."