GRUPPO ECOLOGISTA CULTURALE DRUIDICO DI ALESSANDRIA


sabato 22 febbraio 2025

Piemonte antico: il Museo di Ivrea, la presitoria e il periodo celtico.

La sezione archeologica del Museo raccoglie le testimonianze materiali, dall'età neolitica fino alle soglie dell'età moderna, provenienti da raccolte antiquarie e dagli scavi condotti in città e nel suo territorio. Si tratta di materiali che per la loro natura non deperibile nel terreno si sono fortunosamente conservati, e che quindi rappresentano soltanto alcuni aspetti di fenomeni storici, artistici e sociali ben più complessi. Sono frammenti di epoche lontane che ci permettono di approfondire e ricostruire la storia attraverso gli aspetti più concreti e quotidiani della vita in città e nei suoi dintorni, ma che ci invitano anche a visitare le aree archeologiche dalle quali provengono e a scoprire i segni impressi sull'ambiente dall'azione dell'uomo attraverso i secoli. Un primo nucleo di materiali, non sempre di origine locale, fu raccolto, nella seconda metà del 700, dall conte Carlo Francesco Baldassare Perrone di San Marti-no, come parte della sua "collezione di meraviglie" provenienti da ogni parte del mondo, e accuratamente inventariata e descritta dall'allora conservatore conte Pietro Paolo Pinchia. Ad essi si è successivamente affiancato, attraverso lasci-ti, donazioni ed acquisti, un cospicuo numero di reperti, come gli oggetti provenienti dalla necropoli romana degli stabilimenti Rossari & Varzi, donati dall'avvocato Pinoli nel 1937, e i reperti longobardi derivanti dalla donazione Torasso Calvetti. I materiali statali, frutto di indagini più recenti effettuate dalla Soprintendenza soprattutto a partire dagli anni 60, sono stati affiancati a quelli delle collezioni storiche, al fine di articolare un percorso museale cronologico, ma anche tematico, che aiuti a ricomporre per quanto possibile i contesti archeologici e culturali di appartenenza degli oggetti.


La preistoria
Dai primi agricoltori alle palafitte


La storia dell'uomo nell'anfiteatro morenico di Ivrea inizia circa 10.000 anni fa, quando il completo scioglimento dei ghiacciai che ricoprivano la pianura, dovuto al riscaldamento del clima, permise il popolamento del territorio che progressivamente si trasformò da area paludosa a vasta foresta punteggiata di piccoli laghi e racchiusa tra montagne e colline. Nel corso del Neolitico, all'inizio del V millennio a.C., i primi agricoltori si insediarono sulle rive del lago Pi-stono, a Montalto Dora, e sulla collina del castello di San Martino Canavese. Circa 4500 anni fa, nell'età del Rame, lungo la Dora Baltea si intensificarono i contatti tra i due versanti alpini. Le due statue-stele del sito megalitico di Tina di Vestigne, ora ricoperto dalle ghiaie trasportate dal divagare del fiume, rappresentano antenati divinizzati per i quali sono stati eretti grandi monumenti, analoghi a quelli di Aosta e Sion.


L'età del Bronzo
Il villaggio palafitticolo del lago di Viverone


Nel giugno del 2011 l'abitato preistorico che giace sui fondali del lago di Viverone è stato iscritto tra i 111 "Siti palafitticoli preistorici dell'arco alpino" della lista del Patrimonio Mondiale dell'Unesco. Il villaggio, di cui restano oltre 5000 pali che emergono dalle sabbie lacustri, fu costruito tra XVI e XV secolo a.C. sulle sponde del lago, le cui acque erano più basse delle attuali di circa due metri. Inoltre la costruzione dei villaggio portò ad un intenso disboscamento del territorio, che liberò spazi per campi e pa-scoli. Palizzate circondavano l'abitato, per difenderlo dall'esterno e trattenere le greggi, e il villaggio era attraversato da una passerella, sulla quale si affacciavano le capanne, costruite direttamente sul terreno o su palafitta, per isolarle dall'umidità del suolo. I reperti rinvenuti sul fondo del lago, provenienti dalle abitazioni e abbandonati durante la rapidissima risalita delle acque, consentono di ricostruire, in modo eccezionale per l'età del Bronzo, vari aspetti della vita quotidiana: sono armi di guerrieri, ornamenti femmi-nili, vasi per conservare il cibo, cucinare, mangiare e bere. Essi testimoniano inoltre come l'anfiteatro morenico di Ivrea fosse il tramite fondamentale tra l'Italia e l'Europa nordalpina. Infatti anche altri ritrovamenti nel territorio, come l'ascia di Chiaverano, con confronti tra la Svizzera e la Francia orientale, le lance di Mercenasco e Alice Ca-stello, la forma di fusione per spade da Piverone, attestano da un lato una evoluta metallurgia, dall'altro l'appartenenza a industrie e stili di vita diffusi sui due versanti alpini.

La spada e il misterioso oggetto (probabilmente uno spiedo) recuperati nella Dora Baltea ai piedi del Ponte Vecchio sono testimonianze di usi e credenze religiose che prevedevano la deposizione nei fiumi, presso guadi e luoghi di passaggio, di oggetti preziosi.


Romani e Salassi
Sopravvivenza dell'identità indigena.

La colonia di Eporedia viene dedotta nel 101/100 a.C come avamposto militare e strategico sulla riva sinistra della Dora Baltea, nel luogo in cui il fiume conclude il percorso alpino e si apre verso la pianura per proseguire poi il suo corso fino alla confluenza con il Po. Nel fondo valle della Dora corre l'itinerario terrestre obbligato per i valichi del Piccolo e Gran S. Ber-nardo. Per poco meno di un secolo, fino alla fondazione di Augusta Praetoria Salassorum (Aosta), nel 25 a.C., Eporedia conserva un preminente ruolo militare nella regione e rappresenta il riferimento amministrativo e organizzativo per i publicani (esattori delle imposte) ai quali era stato appaltato lo sfruttamento su larga scala dei giacimenti auriferi della Bessa, confiscati ai Salassi. Nel frattempo l'integrazione tra le popolazioni locali e i nuovi arrivati procedeva, creando una commistione di caratteri che vedrà una lunga sopravvivenza dell'identità indigena. Il processo di progressiva acquisizione del costume e delle abitudini dei Romani si coglie attraverso vari aspetti della cultura materiale. I segnacoli funerari in pietra appena sbozzata con iscrizioni in alfabeto leponzio delle popolazioni celtiche vengono gradualmente sostituiti da lapidi iscritte in alfabeto latino, su cui compaiono anche dediche alle divinità romane. Il vasellame di produzione locale, spesso lavorato interamente a mano e ancora cotto in falò, viene affiancato dalle ceramiche fini verniciate come la ceramica a vernice nera, lavorate al tornio e cotte in fornaci ad atmosfera controllata, dapprima importate dall'area padana o centro italica e poi prodotte anche sul posto. Sorgono anche officine locali di raffinate ceramiche a pareti sottili, che sfruttano la presenza di giacimenti di finissime argille caoliniche.

domenica 2 febbraio 2025

I Druidi e il Druidismo 10) L'impossibilità di una sopravvivenza del druidismo

(Traduzione del libro: LES DRUIDES ET LE DRUIDISME di Le Roux e C. J. Guyonvarc'h)

10) L'impossibilità di una sopravvivenza del druidismo

Il celtico dell’Antichità, o gallico, era una lingua sacra al pari del sanscrito, del tibetano, dell’ebraico o dell’arabo. Tuttavia, questa lingua è scomparsa alla fine dell’Antichità, al più tardi intorno al VI secolo, senza lasciare alcun testo sacro.

Il suono della caduta di quei ruscelli era più dolce di qualsiasi melodia cantata.-
(Echtra Cormaic i Tir Tairngiri, Irische Texte, III, p. 195). - fotografie di Yvon Boëlle


Anche supponendo che gli ultimi druidi gallici abbiano trovato rifugio nelle isole britanniche, la conversione della Gallia al cristianesimo ha completato il processo di romanizzazione, mentre le grandi invasioni della fine dell’Impero Romano hanno cancellato ciò che ancora restava della cultura celtica continentale.

D’altra parte, i documenti irlandesi più antichi (VII secolo) sono tutti espressione di un cristianesimo inattaccabile.

 - Il tumulo di New Grange, o Brug na Bóinne, "l’ostello della Boyne", dimora del dio-druido. - fotografie di Yvon Boëlle


Anche la Britannia insulare fu cristianizzata molto presto e, intorno alla fine del V secolo, non poteva più esistere alcun druidismo in lingua brittonica, bretone o gallese. L’unico territorio dell’Europa occidentale ancora non cristianizzato era l’Irlanda. Tuttavia, con l’arrivo di San Patrizio nel primo terzo del V secolo, la conversione avvenne rapidamente sotto la sua guida, e il primo clero cristiano fu reclutato tra la classe dei druidi e dei filid, i poeti tradizionali dell’Irlanda.

Già nel V secolo, l’unica lingua liturgica di tutti i Celti era il latino:

  • l’irlandese non era più che una lingua erudita,
  • il gallese era una lingua letteraria,
  • il bretone era una lingua popolare, la cui letteratura, fino al XIX secolo, fu interamente di carattere clericale.

Nessuna tradizione druidica poteva essere trasmessa oltre quell’epoca per due motivi:

  1. La perdita della lingua sacra
    Con la scomparsa definitiva della lingua sacra, l’intera dottrina e tutti i rituali andarono perduti. Inoltre, l’iniziazione cristiana cancellava automaticamente ogni precedente forma di conoscenza esoterica.

  2. L’obbligo di conoscere la lingua sacra
    Un druido autentico sarebbe stato obbligato a padroneggiare la lingua sacra, proprio come un brahmano deve conoscere il sanscrito o un sacerdote il latino, lingua della Chiesa. L’impossibilità assoluta di soddisfare questa condizione rende priva di fondamento qualsiasi pretesa di far rinascere un “druidismo” contemporaneo.

Inoltre, un druido poteva esercitare validamente le sue funzioni solo all'interno del quadro politico di una monarchia celtica, una condizione che da secoli non è più possibile soddisfare.


I Druidi e il Druidismo 9) Le concezioni religiose - Morrigan, il Sid, La battaglia degli alberi.

(Traduzione del libro: LES DRUIDES ET LE DRUIDISME di Le Roux e C. J. Guyonvarc'h)

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9) Le concezioni religiose

La credenza principale è quella nell'immortalità dell'anima, aspetto in cui il druidismo non differisce dalle altre tradizioni religiose. Tuttavia, contrariamente a quanto spesso si è creduto o sostenuto, non abbiamo alcuna traccia della credenza nella reincarnazione. Gli unici casi di metempsicosi sono quelli, paralleli e affini, di Tuan mac Cairill e di Fintan che, per trasmettere la conoscenza delle cose d'Irlanda dal tempo del Diluvio a quello di San Patrizio, hanno vissuto diverse esistenze animali dolorose.

Là dove i Celti si differenziano maggiormente dalle altre tradizioni è nell'oralità esclusiva della trasmissione del sapere.

- L’acqua purifica tutto - fotografie di Yvon Boëlle


I druidi conoscevano perfettamente la scrittura ma non la utilizzavano a scopi didattici. La scrittura era considerata un elemento magico e serviva solo per usi rituali. D'altro canto, l'unica scrittura originale irlandese, gli ogam, segni orizzontali o obliqui incisi su un bordo verticale, veniva impiegata solo per incantesimi o interdizioni. La scrittura, fissata nel legno o nella pietra, restava efficace finché l'incisione persisteva. Tuttavia, solo la parola era considerata viva e autentica. Quando vi era un conflitto tra parola e scrittura, la parola era considerata vera e la scrittura falsa.

I contratti erano esclusivamente verbali e confermati, garantiti da testimoni sotto giuramento. Tutta la letteratura, sia giuridica che di altro genere, era in forma versificata e orale, così come tutto l'insegnamento. I racconti irlandesi ci sono stati trasmessi per iscritto solo successivamente alla cristianizzazione, quando la scrittura è diventata, con la lettura della Bibbia, il mezzo unico della Rivelazione. E ancora, tutti questi racconti erano destinati solo all'edificazione e all'intrattenimento della classe guerriera, il che ha avuto come conseguenza la perdita di quasi tutta la parte speculativa dell'insegnamento dei druidi. Quasi tutti i racconti sono stati epurati degli elementi contrari alle dottrine cristiane dopo il V secolo.

- Quindici nomi, certezza di conflitto, e noi li elenchiamo, sono dati a questo fiume che parte dal sid di Nechtan e raggiunge il paradiso di Adamo. (The Metrical Dindshenchas, ed. Edward Gwynn, III, Dublino, 1913, p. 26) - fotografie di Yvon Boëlle


Approfondimento 1: La profezia della Morrigan

Io vedrò un mondo che non mi piacerà:
estate senza fiori, mucche senza latte, donne senza pudore, uomini senza coraggio, catture senza re, alberi senza frutti, mare senza pesci.
Cattivi consigli dagli anziani, cattivo giudizio dai giudici, ogni uomo sarà un traditore, ogni ragazzo un ladro.
Il figlio andrà nel letto del padre, il padre andrà nel letto del figlio, ognuno sarà il cognato del proprio fratello.
Un tempo oscuro, il figlio tradirà il padre, la figlia tradirà la madre.

(Testi mitologici irlandesi 1, p. 59).


Approfondimento 2: La descrizione del Sid

(Il dio Midir si rivolge a Étain, regina d'Irlanda, chiamandola Bé Find, "Donna Bianca")

« Oh Bé Find, verrai con me nel paese meraviglioso dove c’è musica?
Là, la capigliatura è come la corolla della primula,
il corpo liscio è del colore della neve.
Là, non c’è nulla che appartenga né a me né a te,
i denti sono bianchi e le sopracciglia scure.
La tua moltitudine è un piacere per gli occhi.
Ogni guancia ha il colore della digitale.
Il collo di ognuno ha il porpora della violacciocca;
le uova del merlo sono un piacere per gli occhi.
Per quanto bella sia la vista della Piana di Fal,
essa è desolata rispetto alla Grande Piana.
Per quanto buona sia la birra dell’isola di Fal,
più inebriante ancora è la birra della Grande Terra.
È di un paese meraviglioso che ti parlo.
La giovinezza non svanisce prima della vecchiaia.
Fiumi tiepidi scorrono attraverso il paese,
con idromele e i vini più pregiati.
L’essere umano è bello e senza difetti;
là si concepisce senza peccato e senza colpa.
Noi vediamo tutti e ovunque,
e nessuno ci vede.
È l’oscurità della trasgressione di Adamo
che ci ha impedito di contarci.
Oh Donna, se verrai tra il mio popolo fiero,
porterai sulla testa una corona d’oro.
Miele, vino, birra, latte fresco, bevande,
è ciò che avrai con me laggiù, oh Bé Find».

(Testi mitologici irlandesi 1, pp. 149-250).


Approfondimento 3: Il mito trasformato in storia: la foresta gallica (La battaglia degli alberi)

La fortuna accumulava su quell’anno tutti i disastri. L. Postumio, console designato, era perito nella Gallia Cisalpina (l'aatuale Nord Italia) con tutte le sue truppe. Vi era una vasta foresta che i Galli chiamavano Litana ("la vasta" e corrisponde all'odierna Pianura Padana, a quei tempi ancora ricoperta interamente da foreste e paludi), attraverso la quale intendeva condurre il suo esercito. A destra e a sinistra della strada, i Galli avevano tagliato gli alberi in modo tale che, pur restando in piedi, bastasse una lieve spinta perché cadessero.

Postumio disponeva di due legioni romane e, partendo dal Mare Adriatico, aveva radunato così tanti alleati che venticinquemila soldati lo accompagnavano in territorio nemico. Poiché i Galli si erano posizionati ai margini estremi e tutto intorno alla foresta, non appena l’esercito romano vi entrò, essi spinsero gli alberi più lontani, che crollarono su quelli più vicini, instabili e facili da abbattere. Il risultato fu una caduta caotica che schiacciò uomini, armi e cavalli: a stento dieci uomini riuscirono a sopravvivere.

La maggior parte morì soffocata sotto i tronchi e i rami spezzati; gli altri, atterriti dal disastro improvviso, furono massacrati dai Galli, che circondavano in armi l'intera foresta. Su un esercito così numeroso, solo pochi furono fatti prigionieri mentre tentavano di raggiungere il ponte, già sotto il controllo del nemico. Lì perì Postumio, lottando con tutte le sue forze per non essere catturato.

Le spoglie e la testa mozzata del generale furono portate trionfalmente dai galli Boi nel tempio più venerato della loro nazione; poi il cranio, svuotato e decorato con un cerchio d’oro, divenne un vaso sacro per offrire libagioni durante le feste. Fu anche la coppa dei pontefici e dei sacerdoti del tempio, e agli occhi dei Galli, questo trofeo non era meno importante della vittoria stessa.

(Tito Livio, XXIII, 24).


I Druidi e il Druidismo 8) Le feste celtiche

(Traduzione del libro: LES DRUIDES ET LE DRUIDISME di Le Roux e C. J. Guyonvarc'h)

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8) Le feste celtiche

Le feste celtiche

Esse sono, secondo la nomenclatura irlandese, che è la nostra unica base di documentazione chiara e seria, quattro, ma non tutte hanno la stessa importanza:

- Acque vive, acque chiare, acque primordiali - fotografie di Yvon Boëlle


Samain (« riunione, assemblea ») il primo novembre, data dell’inizio dell’anno all’inizio dell’inverno e della stagione oscura. È la grande festa celtica, il cui nome si ritrova nel Samonios del calendario di Coligny in Gallia. Festa fuori dal tempo, essa permette i contatti tra questo mondo e l'Altro Mondo degli dèi e del síd;

Imbolc (« purificazione ») il primo febbraio è una festa di purificazione e lustratione alla fine dell’inverno;

Belteine (« fuoco di Bel ») il primo maggio. È la festa della luce e della stagione chiara, e anche quella dei druidi che vi accendono grandi fuochi;

Lugnasad (« riunione di Lug ») il primo agosto. È la festa del raccolto e dell’abbondanza sotto la presidenza del re, inteso come responsabile e garante della prosperità.

Queste quattro feste hanno in comune il fatto di essere spostate di quaranta a quarantacinque giorni rispetto alla data calendaresca normale. Due di esse, Samain e Belteine, comprendono sacrifici e cerimonie religiose insieme a assemblee amministrative e politiche. Tutte hanno sopravvissuto e lasciato tracce importanti nel folklore irlandese. Samain è stata recuperata dalla Chiesa per la festa dei morti e di Ognissanti, mentre il folklore di maggio è rimasto molto importante in tutta l’Europa occidentale.

...

La prima satira d’Irlanda

Bres possedeva così la sovranità come gli era stata conferita. Ma i capi dei Tuatha Dé mormoravano molto contro di lui perché non ungevano i loro coltelli e, sebbene lo visitassero spesso, i loro aliti non sapevano di birra. Non vedevano nemmeno i loro poeti o i loro bardi, o i loro satiristi, o i loro arpisti, o i loro musicisti, o i loro soffiatori di corno, o i loro giocolieri, o i loro folli divertirli nella casa del re. Non vedevano i loro campioni compiere le loro imprese davanti al re, tranne uno solo, Ogme, figlio di Étain (...) Una volta, un poeta venne per ricevere l'ospitalità nella casa di Bres. Era Coirpre, figlio di Étain, poeta dei Tuatha Dé. Arrivò in una piccola casa stretta e oscura nella quale non trovò né fuoco, né servizio, né letto. Gli portarono tre piccoli pani, e erano secchi, su un piatto. Quando si alzò la mattina dopo, non era contento. Attraversando il cortile, disse:

« Senza cibo rapidamente servito su un piatto
senza latte di mucca che fa crescere un vitello,
senza rifugio umano nell’oscurità della notte,
senza poter pagare una troupe di narratori, che tale sia la prosperità di Bres ».
« Non c’è ricchezza in Bres », disse. Ora, era vero. Bres non provò più che rovina a partire da quel momento. E questa è la prima satira che fu fatta in Irlanda.

(Texti mitologici irlandesi 1, pp. 49-50).


I Druidi e il druidismo 7) Gli dei Dei druidi

(Traduzione del libro: LES DRUIDES ET LE DRUIDISME di Le Roux e C. J. Guyonvarc'h)

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7) Gli Dèi dei druidi

Sono, con nomi diversi, le stesse divinità che Cesare attribuisce ai Galli nel I secolo a.C. nella sua descrizione della Guerra delle Gallie, VI, 16. Si sa che il proconsole circoscrive più che descrivere brevemente gli dèi celtici con nomi romani che solo i suoi lettori potevano comprendere. In questo modo definisce le funzioni teologiche galliche:

Mercurio, dio supremo nonché dio dei commercianti e dei viaggiatori,

Giove, dio degli esseri celesti e signore del cielo (e degli elementi);

Marte, dio della guerra, a cui si sacrificano le montagne di bottino;

Apollo, che guarisce tutte le malattie;

Minerva, iniziatrice delle arti e delle tecniche.

- Uno dei due servitori alza lo sguardo verso il cielo e osserva le nuvole: porta risposte alla meravigliosa schiera che lo circonda. Tutti alzano gli occhi verso l’alto e osservano le nuvole. Pronunciano incantesimi contro gli elementi, tanto che gli elementi si combattono tra loro. - fotografie di Yvon Boëlle 


È caratteristico dell'arcaismo celtico insulare che, quindici secoli dopo, nel manoscritto che racconta uno dei racconti mitologici fondamentali dell'Irlanda precristiana, si ritrovi lo stesso schema di uno "staff" dei cinque dèi principali:

Lugh - Mercurio, dio supremo che trascende tutte le divinità; gli irlandesi lo chiamano samildánach o "politecnico" perché sa fare ciò che fa ciascuno degli altri dèi;

Dagda - Giove, dio del cielo e degli elementi, dio-druido, signore dell'eternità, del tempo e degli elementi; dio della saggezza e della conoscenza, dio dei druidi e dio-druido;

Ogme - Marte, dio della guerra, della magia e della scienza, dell'eloquenza e della scrittura; ma l'aspetto regolatore della guerra e della regalità è rappresentato da Nuada, il re degli dèi dell'Irlanda o Túatha Dé Dánann ("i popoli della dea Dana");

Diancecht - Apollo, dio della medicina. Ma l'aspetto di Apollo nel suo ruolo di dio della giovinezza è rappresentato da Oengus, figlio di Dagda e Boand ("Boyne", nome di un fiume in Irlanda);

Brigid - Minerva, unica divinità femminile, secondo la definizione irlandese, madre degli dèi, dei fabbri e dei medici. Porta, a seconda del caso, nomi diversi, a seconda del dio di cui è la consorte, o la "shakti" secondo il termine indiano: Boand, moglie di Ogme o di Dagda, Étain, regina d'Irlanda, moglie del re Eochu sulla terra, e regina del Mondo Sotterraneo, moglie del dio Midir.

Ci furono quattro sgorgamenti di laghi in Irlanda ai tempi di Nemed:
Loch Cac presso Uí Niallain,
Loch Munremar a Luigne,
Loch Dairbrech,
Loch Annind nel Meath.
Fu mentre si scavava la tomba di Annind, figlio di Nemed, e lo si seppelliva, che il lago sgorgò sulla terra.
- fotografie di Yvon Boëlle


...

Il canto del druido Amorgen
(che illustra la dottrina degli stati multipli dell’essere)

Sono vento sul mare,
sono onda dell'oceano,
sono il suono del mare,
sono il toro nelle sette battaglie,
sono l’avvoltoio sulla roccia,
sono la goccia di rugiada,
sono il fiore più bello,
sono il cinghiale valoroso,
sono il salmone nel mare,
sono la collina in un uomo,
sono una parola dell'arte,
sono la punta di un'arma (che combatte).

(Testi mitologici irlandesi 1, p. 148-149).


Francais:

Les dieux des druides

Ce sont, avec des noms différents, les mêmes divinités que celles que César attribue aux Gaulois du ler siècle avant notre ère dans sa description de la Guerre des Gaules, VI, 16. On sait que le proconsul circonscrit plus qu'il ne décrit brièvement les dieux celtiques par des noms romains que seuls ses lecteurs pouvaient comprendre. Il définit ainsi les fonctions théologiques gauloises :

Mercure, dieu suprême en même temps que dieu des commerçants et des voyageurs,

Jupiter, dieu des êtres célestes et maître du ciel (et des éléments) ;

Mars, dieu de la guerre, à qui on sacrifie les tas de butin ;

Apollon, qui guérit toutes les maladies ;

Minerve, initiatrice des arts et des techniques.

Il est caractéristique de l'archaïsme celtique insulaire que, quinze siècles plus tard, dans le manuscrit relatant l'un des récits mythologiques fondamentaux de l'Irlande préchrétienne, on retrouve le même schéma d'un « état-major » des cinq dieux principaux :

Lug - Mercure, dieu suprême qui transcende toutes les divinités ; les Irlandais le disent samildánach ou « polytechnicien » parce qu'il sait faire ce que fait chacun des autres dieux ;

Dagda - Jupiter, dieu du ciel et des éléments, dieu-druide, maître de l'éter-nité, du temps et des éléments ; dieu de la sagesse et du savoir, dieu des druides et dieu-druide ;

Ogme - Mars, dieu de la guerre, de la magie et de la science, de l'éloquence et de l'écriture ; mais l'aspect régulateur de la guerre et de la royauté est représenté par Nuada, le roi des dieux de l'Irlande ou Túatha Dé Dánann (« les gens de la déesse Dana ») ;

Diancecht - Apollon, dieu de la méde-cine. Mais l'aspect d'Apollon dans son rôle de dieu de la jeunesse est représenté par Oengus, fils du Dagda et de la Boand (« Boyne », nom d'un fleuve d'Irlande) ;

Brigid - Minerve, unique divinité féminine, suivant la définition irlandaise, mère des dieux, des forgerons et des médecins. Elle porte, selon le cas, des noms différents, suivant le dieu dont elle est la parèdre, ou la « shakti » selon le terme indien : Boand, épouse d'Ogme ou du Dagda, Étain, reine d'Irlande, épouse du roi Eochu sur terre, et reine de l'Autre Monde, épouse du dieu Midir.


Le chant du druide Amorgen


(illustrant la doctrine des états multiples de l'être)

Je suis vent sur la mer, 
Je suis vague de l'océan, 
Je suis le bruit de la mer,
Je suis le taureau aux sept combats,
Je suis le vautour sur le rocher, 
Je suis la goutte de rosée, 
Je suis la plus belle des fleurs, 
Je suis le sanglier de valeur, 
Je suis le saumon dans la mer, 
Je suis la colline dans un homme, 
Je suis un mot de l'art,
Je suis la pointe d'une arme (qui livre combat).

(Textes mythologiques irlandais 1, p. 148-149).


Didascalie:


La neuvième vague
et la limite des eaux jusqu'où porte l'incantation du druide.

« Ith,
fils de Breogan, c'est lui qui, le premier, trouva l'Irlande.
Il vint seul par une claire soirée d'hiver
au sommet de la tour de Breogan et il se mit à regarder la mer au nord-est jusqu'à ce qu'il vit l'Irlande loin de lui »

(Lebor Gábala Erenn, Textes mythologiques irlandais, 1, p. 14, § 379).