(Traduzione del libro: LES DRUIDES ET LE DRUIDISME di Le Roux e C. J. Guyonvarc'h)
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9) Le concezioni religiose
La credenza principale è quella nell'immortalità dell'anima, aspetto in cui il druidismo non differisce dalle altre tradizioni religiose. Tuttavia, contrariamente a quanto spesso si è creduto o sostenuto, non abbiamo alcuna traccia della credenza nella reincarnazione. Gli unici casi di metempsicosi sono quelli, paralleli e affini, di Tuan mac Cairill e di Fintan che, per trasmettere la conoscenza delle cose d'Irlanda dal tempo del Diluvio a quello di San Patrizio, hanno vissuto diverse esistenze animali dolorose.
Là dove i Celti si differenziano maggiormente dalle altre tradizioni è nell'oralità esclusiva della trasmissione del sapere.
- L’acqua purifica tutto - fotografie di Yvon BoëlleI druidi conoscevano perfettamente la scrittura ma non la utilizzavano a scopi didattici. La scrittura era considerata un elemento magico e serviva solo per usi rituali. D'altro canto, l'unica scrittura originale irlandese, gli ogam, segni orizzontali o obliqui incisi su un bordo verticale, veniva impiegata solo per incantesimi o interdizioni. La scrittura, fissata nel legno o nella pietra, restava efficace finché l'incisione persisteva. Tuttavia, solo la parola era considerata viva e autentica. Quando vi era un conflitto tra parola e scrittura, la parola era considerata vera e la scrittura falsa.
I contratti erano esclusivamente verbali e confermati, garantiti da testimoni sotto giuramento. Tutta la letteratura, sia giuridica che di altro genere, era in forma versificata e orale, così come tutto l'insegnamento. I racconti irlandesi ci sono stati trasmessi per iscritto solo successivamente alla cristianizzazione, quando la scrittura è diventata, con la lettura della Bibbia, il mezzo unico della Rivelazione. E ancora, tutti questi racconti erano destinati solo all'edificazione e all'intrattenimento della classe guerriera, il che ha avuto come conseguenza la perdita di quasi tutta la parte speculativa dell'insegnamento dei druidi. Quasi tutti i racconti sono stati epurati degli elementi contrari alle dottrine cristiane dopo il V secolo.
- Quindici nomi, certezza di conflitto, e noi li elenchiamo, sono dati a questo fiume che parte dal sid di Nechtan e raggiunge il paradiso di Adamo. (The Metrical Dindshenchas, ed. Edward Gwynn, III, Dublino, 1913, p. 26) - fotografie di Yvon BoëlleApprofondimento 1: La profezia della Morrigan
Io vedrò un mondo che non mi piacerà:
estate senza fiori, mucche senza latte, donne senza pudore, uomini senza coraggio, catture senza re, alberi senza frutti, mare senza pesci.
Cattivi consigli dagli anziani, cattivo giudizio dai giudici, ogni uomo sarà un traditore, ogni ragazzo un ladro.
Il figlio andrà nel letto del padre, il padre andrà nel letto del figlio, ognuno sarà il cognato del proprio fratello.
Un tempo oscuro, il figlio tradirà il padre, la figlia tradirà la madre.
(Testi mitologici irlandesi 1, p. 59).
Approfondimento 2: La descrizione del Sid
(Il dio Midir si rivolge a Étain, regina d'Irlanda, chiamandola Bé Find, "Donna Bianca")
« Oh Bé Find, verrai con me nel paese meraviglioso dove c’è musica?
Là, la capigliatura è come la corolla della primula,
il corpo liscio è del colore della neve.
Là, non c’è nulla che appartenga né a me né a te,
i denti sono bianchi e le sopracciglia scure.
La tua moltitudine è un piacere per gli occhi.
Ogni guancia ha il colore della digitale.
Il collo di ognuno ha il porpora della violacciocca;
le uova del merlo sono un piacere per gli occhi.
Per quanto bella sia la vista della Piana di Fal,
essa è desolata rispetto alla Grande Piana.
Per quanto buona sia la birra dell’isola di Fal,
più inebriante ancora è la birra della Grande Terra.
È di un paese meraviglioso che ti parlo.
La giovinezza non svanisce prima della vecchiaia.
Fiumi tiepidi scorrono attraverso il paese,
con idromele e i vini più pregiati.
L’essere umano è bello e senza difetti;
là si concepisce senza peccato e senza colpa.
Noi vediamo tutti e ovunque,
e nessuno ci vede.
È l’oscurità della trasgressione di Adamo
che ci ha impedito di contarci.
Oh Donna, se verrai tra il mio popolo fiero,
porterai sulla testa una corona d’oro.
Miele, vino, birra, latte fresco, bevande,
è ciò che avrai con me laggiù, oh Bé Find».
(Testi mitologici irlandesi 1, pp. 149-250).
Approfondimento 3: Il mito trasformato in storia: la foresta gallica (La battaglia degli alberi)
La fortuna accumulava su quell’anno tutti i disastri. L. Postumio, console designato, era perito nella Gallia Cisalpina (l'aatuale Nord Italia) con tutte le sue truppe. Vi era una vasta foresta che i Galli chiamavano Litana ("la vasta" e corrisponde all'odierna Pianura Padana, a quei tempi ancora ricoperta interamente da foreste e paludi), attraverso la quale intendeva condurre il suo esercito. A destra e a sinistra della strada, i Galli avevano tagliato gli alberi in modo tale che, pur restando in piedi, bastasse una lieve spinta perché cadessero.
Postumio disponeva di due legioni romane e, partendo dal Mare Adriatico, aveva radunato così tanti alleati che venticinquemila soldati lo accompagnavano in territorio nemico. Poiché i Galli si erano posizionati ai margini estremi e tutto intorno alla foresta, non appena l’esercito romano vi entrò, essi spinsero gli alberi più lontani, che crollarono su quelli più vicini, instabili e facili da abbattere. Il risultato fu una caduta caotica che schiacciò uomini, armi e cavalli: a stento dieci uomini riuscirono a sopravvivere.
La maggior parte morì soffocata sotto i tronchi e i rami spezzati; gli altri, atterriti dal disastro improvviso, furono massacrati dai Galli, che circondavano in armi l'intera foresta. Su un esercito così numeroso, solo pochi furono fatti prigionieri mentre tentavano di raggiungere il ponte, già sotto il controllo del nemico. Lì perì Postumio, lottando con tutte le sue forze per non essere catturato.
Le spoglie e la testa mozzata del generale furono portate trionfalmente dai galli Boi nel tempio più venerato della loro nazione; poi il cranio, svuotato e decorato con un cerchio d’oro, divenne un vaso sacro per offrire libagioni durante le feste. Fu anche la coppa dei pontefici e dei sacerdoti del tempio, e agli occhi dei Galli, questo trofeo non era meno importante della vittoria stessa.
(Tito Livio, XXIII, 24).
Francase:
La principale croyance est celle à l'immortalité de l'âme, ce en quoi le druidisme ne diffère pas des autres traditions religieuses. Mais, contrairement à ce que l'on a souvent cru ou préten-du, nous n'avons aucune trace de la croyance à la réincarnation. Les seuls cas de métempsycose sont ceux, parallèles et apparentés, de Tuan mac Cairill et de Fintan qui, pour transmettre la connaissance des choses de l'Irlande du temps du Déluge à celui de saint Patrick, ont vécu plusieurs existences animales pénibles.
Là où les Celtes diffèrent le plus des autres traditions, c'est dans l'oralité exclusive de la transmission du savoir.
Les druides connaissaient parfaitement l'écriture mais ne l'utilisaient pas à des fins didactiques. L'écriture relevait de la magie et ne servait qu'à des usages magiques. D'autre part, la seule écriture irlandaise originale, les ogam, traits horizontaux ou obliques de part et d'autre d'une arête verticale ne servait que pour les incantations ou les inter-dictions. L'écriture, figée dans le bois ou la pierre, restait efficace tant que la gravure subsistait. Mais seule la parole était considérée comme vivante et authen-tique. Quand il y avait conflit de la parole et de l'écriture, c'est la parole qui était vraie et l'écriture qui était fausse.
Les contrats étaient uniquement verbaux et confirmés, garantis par des témoins sous serment. Et toute la litté-rature, juridique ou autre, était versifiée et orale, de même que tout l'enseigne-ment. Les récits irlandais ne nous ont été transmis par écrit que postérieurement à la christianisation, quand l'écriture est devenue, avec la lecture de la Bible, le moyen unique de la Révélation. Et encore tous ces récits n'étaient destinés qu'à l'édification et à la distraction de la classe guerrière, ce qui a pour conséquence qu'il nous manque presque toute la partie spéculative de l'enseignement des druides, presque tous les récits ayant été épurés de ce qui était contraire aux doctrines chrétiennes postérieurement au Ve siècle.
Je verrai un monde qui ne me plaira pas :
été sans fleurs, vaches sans lait, femmes sans pudeur, hommes sans courage, captures sans roi, arbres sans fruits, mer sans frai.
mauvais avis des vieillards, mauvais jugement des juges, chaque homme sera un traître, chaque garçon un voleur.
Le fils ira dans le lit du père, le père ira dans le lit du fils, chacun sera le beau-frère de son frère.
Un mauvais temps, le fils trahira son père, la fille trahira sa mère.
(Textes mythologiques irlandais 1, p. 59).
(Le dieu Midir s'adresse à Étain, reine d'Irlande, qu'il appelle Bé Find « Femme Blanche »)
« Ô Bé Find, viendras-tu avec moi au pays merveilleux où il y a de la musique ?
La chevelure y est comme la couronne de la primevère ;
le corps lisse y est de la couleur de la neige.
Là, il n'y a plus rien ni à moi ni à toi, les dents sont blanches et les sourcils
Ta toule nombreuse est le plaisir des yeux.
Chaque joue a la couleur de la digitale.
Le cou de chacun a le pourpre de la giroflée ;
les œufs du merle sont un plaisir des yeux.
Quelque belle que soit la vue de la Plaine de Fal,
elle est désolée en comparaison de la
Grande Plaine.
Si bonne que soit la bière de l'île de Fal, plus enivrante encore est la bière de la Grande Terre.
C'est d'un pays merveilleux que je parle.
La jeunesse ne s'en va pas avant la vieillesse.
Des fleuves tièdes coulent à travers le pays,
avec l'hydromel et les vins les plus choisis.
L'être humain y est beau et sans défaut ; on y conçoit sans péché et sans faute.
Nous voyons chacun et partout, et personne ne nous voit.
C'est l'obscurité de la transgression d'Adam
qui nous a empêchés de nous compter.
Ô Femme, si tu viens parmi mon peuple fier,
tu auras sur la tête une couronne d'or.
Du miel, du vin, de la bière, du lait frais, de la boisson,
c'est ce que tu auras avec moi là-bas, ô
Bé Find ».
(Textes mythologiques irlandais 1, pp. 149-250).
...
Le mythe transformé en histoire: la forêt gauloise
La fortune accumulait sur cette année tous les désastres. L. Postumius, consul désigné, avait péri dans la Gaule cisalpine avec toutes ses troupes. Il y avait une vaste forêt que les Gaulois appelaient Litana (la large), par où il allait conduire son armée. A droite et à gauche de la route, les Gaulois coupèrent les arbres de telle sorte que, tout en restant debout, ils tombassent à la plus légère impulsion. Postumius avait deux légions romaines, et à partir de la mer adriatique il avait levé tant d'alliés que vingt-cinq mille soldats l'accompagnaient sur le territoire ennemi. Comme les Gaulois s'étaient installés sur la lisière extrême et tout à l'entour de la forêt, dès que l'armée romaine y fut entrée, ils poussèrent les plus éloignés des arbres coupés par le pied. Les premiers tombant sur les plus proches, si instables eux-mêmes et si faciles à renverser, tout fut écrasé dans leur chute confuse, armes, hommes et chevaux : c'est à peine si dix hommes échappèrent. Le plus grand nombre avait péri, étouffé sous les troncs et sous les branches brisées des arbres ; et les autres, effrayés par ce désastre inattendu, furent massacrés par les Gaulois qui cernaient en armes toute l'étendue de la forêt. Sur une armée si considérable, quelques-uns seulement furent faits prisonniers en cherchant à gagner le pont, où l'ennemi, qui en était déjà maître, les arrêta. C'est là que mourut Postumius, luttant de toutes ses forces pour ne pas être pris. Les dépouilles et la tête coupée de ce général furent portées triomphalement par les Boïens dans le temple le plus respecté de leur nation; puis la tête fut vidée et, selon leur coutume, le crâne orné d'un cercle d'or leur servit de vase sacré pour offrir des libations dans les fêtes. Ce fut aussi la coupe des pontifes et des prêtres du temple, et aux yeux des Gaulois la proie ne fut pas moins que la victoire.
(Tite-Live, XXIII, 24).
Didascalia:
L’acqua purifica tutto
« Quinze noms, certitude de querelle, et nous les énumérons, sont donnés à ce fleuve qui part du sid de Nechtan et atteint le paradis d'Adam »
(The Metrical Dinsdshenchas, éd. Edward Gwynn, III, Dublin, 1913, р. 26).
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